Mattarella cita il Papa: 'Sempre tempo di Resistenza'. Meloni: 'Il fascismo negò la democrazia'

21 ore fa 7

"E' sempre tempo di Resistenza". Sergio Mattarella usa le parole di papa Francesco per sintetizzare il senso profondo della festa della Liberazione facendo capire, dopo giorni di polemiche e distinguo sul 25 aprile, che non è il momento di abbassare la guardia. In tempi di revisionismi storici è bene chiarire ancora una volta che con il nazi-fascismo tutti soffrirono ma non tutti erano nel lato giusto della storia.

"La resistenza voleva la pace, i repubblichini la morte", sottolinea in apertura del suo consueto discorso per il 25 aprile. Un intervento con molte citazioni, puntuale, senza ambiguità nel definire la "moralità" della Resistenza, la forza della ribellione, necessariamente in armi, dei partigiani, anzi dei "patrioti", che diedero fondamento alla Costituzione repubblicana. Ma che andarono oltre, visionari che già allora avevano nei loro pensieri qualcosa di più della Ue, "l'Europa unita". Non è un caso che Mattarella quest'anno abbia scelto Genova, città medaglia d'oro al valor militare, per sottolineare come il popolo in armi portò alla resa dei nazisti evitando quindi la distruzione totale, come avvenne per Varsavia. E non è un caso che il presidente tra le tante citazioni abbia inserito anche il nome del comandante nazista che firmò la resa di Genova. Si tratta, spiega il capo dello Stato, del "generale Meinhold - condannato a morte da Hitler come traditore - che avrebbe poi scritto: "era la sorte della città e, quello che più contava la vita di migliaia di persone da tutte e due le parti che doveva starci a cuore…. La mia coscienza mi vietava di sacrificare ancora un sol uomo".

Applausi, tanti sia per strada che nel teatro Ivo Chiesa. Genova e la sua tradizione antifascista ha accolto il presidente della Repubblica con calore e apprezzato i suoi riferimenti. A partire dall'efficace citazione bergogliana che riporta la Chiesa al centro del villaggio, tenendo lontani quanti oggi lo celebrano ma tanto lo hanno sofferto per le sue aperture da cristiano delle origini. "Il Papa - scandisce Mattarella - "nella sua "Fratelli tutti", ci ha esortato a superare "conflitti anacronistici" ricordandoci che "ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte.

Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti". Ecco perché è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l'hanno ispirata". E poi ancora le parole di Bergoglio sulla pace, sui poveri e sui conflitti dimenticati dette, sottolinea il presidente, "per affermare che la dignità delle persone non si esaurisce entro i confini dello Stato del quale sono cittadini. Non ci può essere pace soltanto per alcuni. Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri".

In mattinata la premier Giorgia Meloni rilascia una dichiarazione che da molti viene letta come un ulteriore passo avanti nel suo faticoso cammino di condanna del fascismo: "In questa giornata, la nazione onora la sua ritrovata libertà e riafferma - spiega Meloni - la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana. La democrazia trova forza e vigore se si fonda sul rispetto dell'altro, sul confronto e sulla libertà e non sulla sopraffazione, l'odio e la delegittimazione dell'avversario politico".

Da Genova invece il presidente torna proprio su Ventotene, l'isola del famoso Manifesto che la premier ha strapazzato in Aula alla Camera, per rivendicarne il valore. E lo fa citando un partigiano, certamente non comunista che ha trovato riposo proprio nell'isola simbolo dell'europeismo: "Luciano Bolis, esponente del Partito d'Azione, orrendamente torturato dalle Brigate nere nel febbraio 1945, miracolosamente sopravvissuto. Riposa ora a Ventotene, accanto ad Altiero Spinelli". Infine un omaggio ad un altro confinato poi divenuto presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Un ricordo che dà lo spunto a Mattarella per segnalare un rischio, quello che gli italiani si abituino ad "una democrazia a bassa intensità". L'astensionismo diffuso dei cittadini dal voto è una delle grandi preoccupazioni del presidente.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Leggi l’intero articolo