Marocco in moto, viaggio di 4.000 km: tappa per tappa con hotel, ristoranti, cosa vedere e cosa evitare

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Guida guidata del solo paese nordafricano che affaccia su due mari. Da Tangeri alla città blù di Chefchauoen fino alla duna di Merzouga, poi Marrakech, Essaoura e Rabat. Come viaggiare in moto in Marocco, storica meta per gli amanti delle due ruote on the road

Giorgio Belleggia

6 giugno - 20:07 - MILANO

Il Marocco è una meta che attira da decenni migliaia di motociclisti da tutta Europa, non solo per i suoi percorsi stradali come le gole di Dades, ma anche per sterrati di enorme fascino e un anticipo di deserto con la duna di Merzouga, dove fanno spesso base i villaggi nomadi dei poverissimi berberi. Molto accogliente e ben disposta con gli europei, la popolazione è osservante musulmana: in molti bar e ristoranti non si servono alcolici, con incomprensibili eccezioni. Carne, pesce e verdure i loro piatti tipici, come la tajine. La targa della moto è registrata in ingresso con il passaporto, quindi nessuno può uscire con una moto rubata. L’asfalto in molti casi è meglio del nostro, e il maggior pericolo sulle strade sono gli animali che bivaccano ai lati. Per l’abbigliamento bisogna considerare che a maggio la temperatura sfiora già i 30 gradi: quindi tute sfoderabili e con prese d’aria, stivali e quanti estivi. Le autostrade sono eccellenti e costano poco, mentre la benzina è servita a 1,3 euro al litro

TANGERI

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La nostra Africa è a un’ora e mezzo di traghetto da Algeciras. Certo, bisogna arrivarci ad Algeciras. C’è anche la nave Civitavecchia-Barcellona-Tangeri, ma è più frequente la tratta Genova-Barcellona-Tangeri (noi l’abbiamo presa al ritorno: 414,51 euro per una cabina 3 posti, moto compresa), due giorni e tre notti di navigazione. Arriviamo a Tangeri Med da Algeciras dopo un trasferimento così composto: nave Civitavecchia-Barcellona (Grimaldi Lines 194 euro cabina 4 posti con un oblò da cui spuntano pochi centimetri di Mediterraneo, sempre con moto compresa), pernottamento a Barcellona (hotel Ibis Budget a Villadecams, 91,66 euro la doppia) di strada verso Sud. La mattina dopo tappone Barcellona-Granada, 850 chilometri di autostrada che comincia a definire i consumi delle nostre moto: 23 km/lt la Honda Transalp 750, 20 km/lt la Bmw K1600 Gt, 18,6 km/l la Bmw GS 1300.

ARRIVO A TANGERI

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A Tangeri Med facciamo la carta verde (10 giorni, 60 euro) e cambiamo gli euro in dirham (1 euro sono 10 dirham). Operazioni semplicissime ai box sulla destra prima di uscire dal porto, basta seguire le indicazioni. La prima tappa è un trasferimento gentile, considerata la mole del tappone del giorno prima: arriviamo a Chefchaouen, la città blù, dopo 112 km di puro relax. Sosta all’hotel Tarek, 50 euro la doppia, e cena al Fornaccio, ristorante arabo sotto mentite spoglie italiane perché il proprietario, gentilissimo e accogliente, ha nonni di origini italiane. Antipasto di olive e khubz chair, il pane di orzo o grano che sembra una mini piadina. Alici marinate, calamari con verdure e olive, poi la tajine che è il piatto tipico del Marocco: una ciotola di terracotta, coperta con un imbuto senza gambo, con verdure e pollo, bovino o pesce a scelta. Il tutto per 20 euro. Non disponibili gli alcolici, serviti solo in alcuni locali. In piazza a Marrakech c’è la fila per il mojito, al bar a fianco solo tè, che tuttavia con la loro spettacolare menta e un po’ di miele diventa una bevanda memorabile.

SECONDO GIORNO. CHEFCHAOUEN-MIDELT, 379 km

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Qui si comincia a capire il vero pericolo di guidare in Marocco lungo le strade provinciali. L’asfalto in gran parte è meglio del nostro, tuttavia bisogna aspettarsi brevi tratti sterrati a volte di sabbia in cui l’anteriore affonda, la moto sbacchetta e con le tre borse piene non è bellissimo. Le strade sono circondate di animali liberi: pecore, caprette, cani, gatti, asini e cammelli. I pastori vigilano e in molti casi gli asini hanno una zampa legata, tuttavia passargli vicino a 80 orari non è proprio una guida rilassata. Chefchaouen è un borghetto molto caratteristico, da non perdere. Si accede al centro storico dalla porta vecchia e si entra una favola tinta di blù. Da non perdere. A Midelt dormiamo all’hotel Vana, il primo di strada e senza aver prenotato. Anche la doppia costa 500 dirham, che sono 50 euro. La benzina costa 1,28 euro al Nord e scendendo verso Sud aumenta a 1,32 euro. Cena a L’Escale, a fianco dell’hotel. Solito menù in cui imperano le tajine, niente alcolici, 20 euro. Midelt sembra Tomstone, una serie di case lungo la via e intorno nulla. Ma è una tappa di avvicinamento a Merzouga.

TERZO GIORNO, MIDELT-MERZOUGA, 263 km

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Quattro o cinque i benzinai durante la strada. Intorno ai 100 km di autonomia bisogna fare rifornimento. Qui ci fermiamo all’hotel Kasbah Merzouga, il solo che bisogna prenotare perché l’unico alle pendici della duna (70 euro la doppia). L’hotel è accogliente e come tutte le strutture comprese le stazioni di servizio ha un ottimo wi-fi. Noi abbiamo fatto l’estensione estero sui nostri contratti con i gestori di telefonia italiana, ma in realtà si può fare anche senza. Durante le soste e in hotel c’è sempre il wi-fi e la sera si possono scaricare le mappe del giorno dopo e poi navigare offline anche con Google Maps. La Bmw GS poteva contare su un Carpuride, navigatore molto stimato dagli utenti e preciso al millimetro. Kasbah Merzouha ha una discreta piscina e un riad (il giardino si chiama così). La piscina è stata una tentazione, ma lavarsi i denti con l’acqua in bottiglia, rinunciare al ghiaccio e poi immergersi in una vasca ai piedi del deserto ci è sembrata una contraddizione. Così ci siamo immersi fino al collo perché dopo 263 km a 28 gradi con tute, stivali e guanti vedere l’acqua non è mai stato così emozionante. Le stanze sono grandi, la luce fiacchissima come in tutto il Marocco, il soffitto di canne (ma sopra c’è un intonaco e la guaina) con alcune ragnatele. Merzouga è una tappa obbligata perché è un’oasi che anticipa il deserto. Noi abbiamo affittato una jeep con autista (45 euro il costo totale, perché in Marocco si può pagare anche in euro sempre al cambio 1 a 10) e abbiamo fatto il giro classico: lago, miniere, zona fossili dove abbiamo trovato vecchie rocce con conchiglie (qui c’era il Mediterraneo) e poi salita e discesa sulla duna attraverso i villaggi berberi, da dove sbucano frotte di bambini che ti corrono incontro per un saluto, una foto se vuoi e alcuni dirham. Villaggi di immensa povertà dove tuttavia puoi vedere recinti con telecamere solari per animali o modeste coltivazioni

QUARTO GIORNO, MERZOUGA-DADES, 271 km

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Una delle strade più belle è il passaggio attraverso le gole di Dades. Centinaia di curve, asfalto perfetto alternato a tratti di sterrato anche di alcuni km, un paesaggio che trasmette emozione pura tra gallerie scavate nella roccia, borghi e boghetti, boschi, montagne con i segni delle sedimentazioni, aree di sosta con vista indimenticabile. A Dades dormiamo in un hotel sulla strada (ce ne sono moltissimi) piccolo piccolo e a conduzione familiare. Infatti il proprietario chiede alla moglie di cucinare per noi (tajine, naturalmente, e contorno di insalata, olive e verdure) e poi va a comprare una bombola a gas e per portarla a casa non la solleva, ma la fa rotolare lungo la strada.

QUINTO GIORNO, DADES-MARRAKECH, 330 km

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Strada sostanzialmente dritta, solito limite a 80 orari, soliti animali che bivaccano sul bordo dell’asfalto. L’hotel è il Gran Mogador Menara (130 euro la doppia) con piscina e spa. L’hotel in Avenue Mohamed VI, a poco più di un chilometro dal centro, dove andiamo la sera a cena a piazza Jamaa el Fna. Qui la movida avanza fino all’alba e nessuno dorme, compresi i cobra tenuti svegli dagli incantatori. Come turisti alle prime uscite, cadiamo nella trappola del "caratteristico" e ceniamo ai banchetti che aprono la sera sulla piazza: tajine di verdure e carne, spiedini di carne e pesce, verdure grigliate, posate sciacquate in una bacinella perché non hanno acqua, piatti di carta, e il conto sale a 25 euro per due portate. La cena più cara del viaggio, da evitare. Da visitare Pala El Bahia, il palazzo del sultano con 150 stanze, l’harem per le 4 spose e le 24 concubine. L’ingresso costa 10 euro. Uno spostamento di 10 minuti in taxi costa circa 5 euro.

SESTO GIORNO, MARRAKECH-ESSAOIURA, 177 km

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Essaoiura è la seconda perla dopo Chafchaoucen. Una cittadina sul mare, con una fortezza ancora armata di cannoni, un suk interessante e un centro molto vivace compresi bar che vendono alcolici. Il Marocco è stato un protettorato spagnolo e colonia francese fino al 1956, anno della liberazione ed è il solo stato africano che affaccia sull’oceano Atlantico e sul Mediterraneo. Qui facciamo base al Riad Mimouna Hotel, sul mare (105 euro la doppia). Le moto vanno lasciate fuori dalle mura, ma basta avvicinarsi alla porta della città vecchia e in tanti offrono sistemazioni nei garage sulla strada a pochi euro al giorno (si tratta da 2 a 5 euro). Per i le borse e i caschi c’è l’addetto con un carrello. Il Riad Mimouna ha un ristorante spettacolare sul terrazzo e si vede tutta la baia. Super cena di pesce, niente alcolici, 20 euro a persona.

SETTIMO GIORNO, ESSAOUIRA-RABAT, 457 km

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Tappone con molta autostrada, tenuta perfettamente e al prezzo di pochi euro. Stazioni di servizio fornite di tutto. In Marocco arance, datteri e banane sono i frutti più diffusi e una spremuta di arance costa da 1,5 a 2 euro. Il caffè espresso è come il nostro. Il prezzo di una bottiglia di acqua ad 1,5 litri varia da 80 dirham (80 centesimi) a 150 dirham (1,5 euro). Tanto caldo anche in autostrada. Rabat è la capitale. Sul mare, sfoggia un suk imperiale e da vedere c’è il Mausoleo di Maometto V, il Palazzo Reale (ingresso 10 euro) e la Hassan Tower, oltre che alla città vecchia. Se si affitta un taxi si fa tutto il giro in una mattina e il costo del taxi va dai 5 ai 10 euro a persona. L’hotel è Annakhil (54 euro la doppia). Un italiano che vive e Rabat ci invita al ristorante "Il Giardino" con chef siciliano: antipasti e secondi di pesce sì, primi no, vini e birre a volontà e pure superalcolici.

OTTAVO GIORNO, RABAT-MEKNES, 151 km

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Meknes è una piccola città dell’entroterra. Non aggiunge nulla alle città già viste. L’hotel è l’Ibis (90 euro la doppia) e ceniamo sulla terrazza del bellissimo Risto Golden Mansour (20 euro, niente alcolici). Nel giorno di relax all’AquaSpa vicino l’hotel proviamo l’hammam, il trattamento scrub a base di olio di argan e sapone nero con massaggio finale che rigenera mente, corpo e soprattutto dà respiro alla pelle attraverso il trattamento esfoliante. Il passaggio è in tre sale in cui la temperatura si raffredda progressivamente. Costo 60 euro, ma li vale tutti.

NONO GIORNIO, MEKNES-ASSILAH-TANGERI MED, 264 Km

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Ancora autostrada, tappa veloce di avvicinamento alla parte della nave che è la sera alle 21, ma il check in chiude alle 19. Ci fermiamo a pranzo a Assilah, al ristorante "Le Perle" gestito da una signora irlandese. Pranzo delizioso con pesce del posto, sempre 20 euro e niente alcolici. Si riparte per Tangeri Med con la nave che fa rotta Barcellona-Genova. Tre notti e due giorni di mare pe i ricordi dopo 4000 km e ancora tante immagini che scorrono ai lati del casco.

MAROCCO, QUEL CHE RESTA DEI GIORNI

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Se la pulizia non è la caratteristica di questo Paese, la bandiera della sua sciatteria igienica sono i banchetti di Marrakech. Evitare di cenare qui. In generale mai prendere un pezzo di dolce dalle vetrine perché sono piene di mosche. Bere solo acqua in bottiglia e niente ghiaccio. L’abbigliamento deve considerare il caldo: gli stivali e i guanti di pelle vanno bene fino a Tangeri. Poi giacca sì, ma jeans e sneakers: il caldo può diventare una tortura, soprattutto quando si entra nei centri abitati. In alcuni casi tuttavia si arriva a 2.400 metri di altitudine e lì servono anche pantaloni in goretex e stivali. Non abbiamo preso una goccia di pioggia. Nell’ultima tappa Meknes-Tangeri, la Honda Transalp senza tubeless ha tenuto un po’ in ansia il gruppo. Bucare, e in Marocco succede, vuol dire perdere almeno un’ora (soprattutto per la ruota posteriore) e mettersi a trafficare dentro un forno a cielo aperto. La polizia è molto indulgente con i motociclisti e non ci ha mai fermato. Il rispetto delle forze dell’ordine per le due ruote non è condiviso dagli automobilisti e quindi bisogna fare molta attenzione. Gli hotel fanno parcheggiare le moto anche nei giardini, ma non c’è pericolo di furto perché la targa viene registrata e associata al passaporto in ingresso, e quindi non può lasciare il Paese senza proprietario. Il Marocco è governato da una monarchia costituzionale e Muhammad VI è l’attuale re, che può nominare e revocare il primo ministro. Una formula ibrida condivisa dalla maggior parte della popolazione. La lingua è arabo berbero, ma molti parlano francese, un po’ di inglese e alcuni italiano. Tra le cose da comprare, l’artigianato in radica o le lavorazioni in cuoio tipo borse e cinte, i loro dipinti olio su tela nel suk lungo il mare di Essaoura, ma anche a Marrakech e Rabat. Portare uno zaino vuoto non è una cattiva idea.

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