Manovra attesa in Parlamento: le tappe, cosa può cambiare per imprese e lavoro

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E' atteso in settimana l'approdo dell'articolato della Legge di Bilancio in Parlamento, per poi avviare, dopo le procedure di prassi, la sessione di bilancio che quest'anno inizia al Senato per il via libera alla Manovra 2026. Dalle misure fiscali come il taglio dell'Irpef e la rottamazione, al pacchetto per le famiglie ed il lavoro, tra le altre misure: sono in tutto 137 gli articoli di una bozza del ddl Bilancio visionata dall'Adnkronos.

Le tappe

A quanto apprende l'Adnkronos da fonti della maggioranza, si punta alla notifica del testo già martedì ma la data potrebbe slittare di qualche giorno. Ad ogni modo se la tabella di marcia venisse rispettata, già dall'ultima settimana di ottobre potrebbero iniziare le audizioni davanti alle commissioni Bilancio, per poi procedere con la presentazione degli emendamenti ed il voto in prima lettura a Palazzo Madama.

Novembre sarà quindi un mese clou per capire se l'iter del ddl procederà spedito o se i tempi dell'esame tra Senato e Camera si allungheranno arrivando a ridosso delle festività, come l'anno scorso quando il via libera definitivo alla Finanziaria arrivò il 28 dicembre.

Seppur prematuro, visto che ancora non è noto lo stanziamento per gli emendamenti, nei piani della maggioranza si potrebbero apportare migliorie alla nuova Transizione 5.0, il piano per innovazione e green delle imprese.

Possibili modifiche per imprese e Irpef

"Si può lavorare bene per snellire la burocrazia in modo che gli imprenditori vengano facilitati nella presentazione delle domande", spiega all'Adnkronos Giorgio Salvitti, senatore di Fratelli d'Italia in commissione Bilancio al Senato. "Nell'ottica di quello che ha fatto il governo - spiega - possiamo apportare delle migliorie per replicare il successo di Industria 4.0", perché "questa volta usiamo fondi nazionali e quindi non soggetti alle regole per l'uso dei fondi Ue". Su questo fronte "auspico il consenso dell'opposizione, questa non è misura politica ma una misura che dovrebbe trovare ampia condivisione", osserva Salvitti.

Forza Italia punta all'obiettivo di estendere la platea dei beneficiari del taglio della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33% ai redditi fino a 60mila euro, dalla soglia dei 50mila prevista dal governo. Impresa ardua però perché servirebbero almeno 1,5 mld. Per le altre modifiche, in qualità di leader di Forza Italia, il vice premier Antonio Tajani ha già iniziato gli incontri con le associazioni e le parti sociali, spiega all'Adnkronos il senatore e capogruppo FI in commissione Bilancio, Dario Damiani, condividendo, tra le altre, la richiesta Cisl di azzerare la tassazione sul premio di produttività, già scesa dal 5% all'1% nella nuova legge di Bilancio.

Sul contributo da 4,4 mld circa nel 2026 delle banche inoltre Damiani sottolinea che si tratta di un intervento "sociale", che per oltre la metà (2,4 mld) andrà a finanziare la sanità ed in particolare l'assunzione di nuovo personale. "Quindi nessuna tassa sull'extra-profitto che è contro qualunque lessico politico ed economico di Forza Italia e di tutto il centrodestra - spiega Damiani - ma una misura per il sociale, per la sanità che ha bisogno di nuove assunzioni".

Le critiche dell'opposizione

 Per l'opposizione la manovra invece non risponde alle necessità del paese. "E' deludente, piatta ed inconsistente", dice all'Adnkronos il vice presidente della commissione Bilancio al Senato Antonio Misiani (Pd). "Prima di ragionare sul pacchetto delle contro proposte vorremmo vedere il testo, perché per ora ci sono solo i titoli" e "vorremmo capire il budget, perché se i numeri saranno quelli dell'anno scorso ci sarà poco da fare". Ad ogni modo, il Pd ragionerà su proposte su tre anni basate su tre pilastri principali: lavoro e tassazione; industria e servizi essenziali (sanità, trasporto pubblico e casa).

Sul primo fronte Misiani indica l'obiettivo della restituzione del fiscal drag e la sterilizzazione per il futuro, del salario minimo e della contrattazione collettiva. Sul versante dell'industria: "Quattro miliardi per la nuova Transizione 5.0 sono una goccia rispetto a quello che servirebbe". Non solo, "oltre a questo - incalza l'ex vice ministro all'Economia - chiederemo il rifinanziamento del fondo automotive tagliato dal governo in uno dei momenti più difficili per il settore e servono inoltre misure per abbassare il costo dell'energia: questi due temi sono totalmente assenti nella manovra".

Terzo filone di intervento per il Pd è quello dei servizi essenziali: sanità, scuola, trasporto pubblico e casa. "Sono settori sacrificati, siamo davanti alla Legge di bilancio più piccola dal 2014 e a noi serviva non una manovra di galleggiamento ma una manovra trasformativa", afferma l'esponente Pd. Fari infine sul contributo delle banche. "La partita ha diversi lati oscuri: che certezza c'è di queste entrate, se sono volontarie come si possono inscrivere a bilancio? Sarebbe inaccettabile se quello che viene spacciato come un contributo poi venisse scaricato sui correntisti", conclude Misiani.

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