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Quando l'attacco fa cilecca, Oklahoma CIty si rifugia nella difesa. E qui l'asso nella manica della squadra a un passo dal titolo Nba è questa guardia eternamente sottovalutata, talentuoso il giusto ma tanta "cazzimma". Che ha annullato la stella dei Pacers e si è messo anche a segnare
Riccardo Pratesi
18 giugno 2025 (modifica alle 17:45) - MILANO
I gregari dei Thunder sono stati decisivi quanto l’Mvp sinora, alle Finals 2025. Concetto riassumibile con un nome e un cognome: Alex Caruso. No, non è diventato Shai Gilgeous-Alexander tutto d’un tratto, ma il paisà, Lu Dort e la difesa di Jalen Williams (che si guadagna la ribalta nell’altra metà campo) sono stati cruciali per imbavagliare Tyrese Haliburton. Quando l’attacco Thunder ha fatto tilt, ed è successo più volte durante le prime cinque partite – Oklahoma City conduce la serie 3-2, Gara 6 venerdì dalle 2.30 italiane – la squadra di Coach Daigneault ha sempre avuto la difesa come certezza a cui aggrapparsi. Grazie soprattutto alla ferocia agonistica di Caruso, Dort e Williams. Quando andava tutto male i Thunder hanno continuato a difendere forte. Gli Indiana Pacers hanno comunque segnati sempre almeno 104 punti perché giocano a ritmo alto, moltiplicano i possessi offensivi e hanno tante opzioni in attacco, ma il black-out offensivo del 4° periodo di Gara 4 è costato loro la partita e forse la serie. E Haliburton, la stella avversaria più attesa, della difesa schierata della testa di serie n. 1 della Western Conference ha capito proprio pochino, sbattendo contro un muro. Adesso è acciaccato al polpaccio destro (problema muscolare), fiaccato nel fisico oltre che nel morale dalle “cure” dei difensori di perimetro avversari che non disdegnano le maniere forti.