L'avvocato Chiacchio, esperto di diritto sportivo, spiega cosa può succedere a un calciatore che non si presenta per svolgere le prestazioni professionali
Lo scontro prosegue. Lookman che diserta gli allenamenti da una parte, l'Atalanta da un'altra, col club che al momento può davvero poco, se non assistere passivamente alla condotta del nigeriano. L'avvocato Eduardo Chiacchio, uno dei più noti esperti di diritto sportivo, ci aiuta a capire cosa può succedere in questi casi. "Per quanto previsto dall'accordo collettivo, il calciatore che non si presenta per svolgere le prestazioni professionali, può subire da parte della società una vertenza con richiesta di riduzione dei compensi contrattuali dinanzi al competente collegio arbitrale - spiega Chiacchio -. C'è quello di Serie A, di B, di C, anche di D. Nel caso in cui venga reiterata l'assenza, la società può proporre al collegio arbitrale anche la riduzione dei compensi nella misura massima e, in caso di ulteriore persistenza dell'inadempimento, anche la risoluzione del contratto".

riduzione
—
Risoluzione del contratto che ovviamente non è una soluzione praticabile nello scontro in corso, visto che sarebbe un grande favore a Lookman. Si parlava di riduzione dei compenso nella misura massima: ossia? "Al 60%, in alcuni casi particolari anche il 100%. In casi estremi poi la società può anche avviare azione legale per il risarcimento dei danni", dice Chiacchio. E il se il giocatore dovesse presentare da domani un certificato medico, motivando quindi l'assenza? "Il club gli manderà subito la visita fiscale, come avviene nei normali posti di lavoro, d'altronde il contratto dei calciatori è un normale contratto di lavoro". Alla fine, lo scontro tra club e calciatore a cosa può portare? "Intanto dipende da caso a caso, ci sono presidenti che agiscono già il giorno dopo, altri che tentano la via bonaria, anche perché con l'avvio di un'azione legale si inaspriscono le tensioni tra le parti".
andazzo
—
Se a scadenza di mercato il giocatore non viene trasferito, in assenza di causa pendente il club poi può adottare anche altri provvedimenti, come collocarlo fuori rosa, pur dovendogli mettere a disposizione tutti gli strumenti idonei per allenarsi, seppur non con la prima squadra. Poi dipende sempre dalla decisione del collegio arbitrale che può disporre il reintegro. "Purtroppo, questi scontri ormai rappresentano un andazzo che col tempo si sta rivedendo sempre più spesso, e il pallino è in mano ai calciatori. Esistono tantissimi casi a tutti i livelli, poi le domande sono diverse: ci sono società che hanno tutto l'interesse a risolvere il contratto per risparmiare lo stipendio, ma se il giocatore ha un valore patrimoniale consistente questo non succede mai. Molte volte si verifica il contrario, ossia il club non convoca il calciatore che fa poi diffida di reintegro: sono casi che si vedono spesso in B e C, raramente in A", conclude Chiacchio.