L'imputato, che dapprima aveva sostenuto l'involontarietà dei ripetuti investimenti, si è poi dichiarato colpevole
16 dicembre 2025 (modifica alle 17:03) - LONDRA
Ventuno anni e sei mesi di prigione. È la dura sentenza con cui un giudice di Liverpool ha punito Paul Doyle per aver guidato la sua auto contro la parata per il titolo dei Reds nelle strade della città lo scorso 26 maggio, in cui il 54enne ha colpito oltre 130 persone e si è fermato solamente quando un ex soldato è riuscito a saltare dentro la macchina e a spostare la leva del cambio automatico in modalità parcheggio. “Guidare una macchina su una folla con tanta persistenza e mancanza di rispetto per la vita umana va oltre la comprensione di chiunque” ha detto il giudice Andrew Menary nella sua sentenza.
L’EPISODIO
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Il 26 maggio la prima parata in trent’anni per il titolo dei Reds (la vittoria del 2020 non era stata festeggiata per motivi di Covid) era stata funestata da un’auto scagliata contro la folla in pieno centro poco dopo il passaggio del pullman scoperto della squadra: al panico generale, al numero sempre crescente di feriti, si era aggiunto il timore di un atto di terrorismo. Doyle, salvato dalla polizia dal linciaggio dopo che l’ex soldato era riuscito a fermare l’auto in un momento sotto la quale c’erano intrappolate quattro persone, inizialmente si era dichiarato non colpevole, spiegando alla polizia che i tifosi del Liverpool che lasciavano il percorso della parata gli avevano causato un attacco di panico e lo avevano fatto sentire in pericolo di vita. Il giorno in cui doveva cominciare il processo, lo scorso mese, si è dichiarato colpevole di tutte le accuse.
LA CONDANNA
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Il giudice Menary oggi ha pronunciato la condanna per i 31 capi di imputazione, ricordando come Doyle abbia “ripetutamente” scagliato l’auto contro una folla che includeva anche bambini, fomentando la paura di molti testimoni che si trattasse di “un attacco terroristico”. Nessuno degli oltre 130 feriti ha perso la vita, ma per molti i danni fisici sono permanenti, oltre a quelli psicologici. “Non è stata la folla a causare l’incidente, ha semplicemente reagito a quello che stava succedendo” ha detto il giudice.


