Lia Paiva, lady Serginho: "Faccio moda per Diego, nostro figlio che non c'è più"

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Moglie dell'ex milanista, ha fondato D777, brand dedicato al secondogenito scomparso. Metà dei proventi andrà in beneficenza

Alessandra Bocci

Giornalista

23 maggio - 13:00 - MILANO

Creare per rinascere, ma anche per conservare. Lia Paiva, la moglie di Serginho protagonista nel Milan di Ancelotti, si è diplomata designer di moda anni fa, ma non avrebbe mai pensato di disegnare una collezione. Poi è arrivata la tragedia, il figlio Diego morto per un batterio inoculato con il fumo della sigaretta elettronica. E Lia, che era già impegnata nel sociale con il figlio, ha scelto di farlo vivere ancora con una collezione streetwear. Il brand si chiama D777, l'istituto creato per aiutare i bambini in difficoltà si chiama "Amor Infinito" e riceverà il 50 per cento dei proventi del marchio. Sold out la prima collezione, disegnata con l'aiuto del figlio maggiore Nicolas. "Ho fatto tante aste con le maglie dei campioni per raccogliere soldi per i bambini, ma non bastavano mai. Serviva qualcosa di duraturo e abbiamo pensato a una nuova iniziativa". 

La collezione si ispira ai capi che amava il ventenne Diego, appassionato di ju-jitsu e surf. 

"Era l'unico della famiglia che non volesse staccarsi da Rio e dal mare. Ora che lui non c'è più, ci siamo trasferiti tutti a Milano, dove per anni abbiamo abitato quando Sergio giocava".

Come ha creato la collezione?

"Ho preso i capi che Diego amava di più e li ho ricreati, cambiando qualcosa. Nero, grigio, tortora, bianco, linee oversize: era quello che amava. Per lui valeva sempre la regola "less is more". Ricordo che prendeva i capi dall'armadio del padre e li portava ai poveri, a quelli che vivevano sulla spiaggia. Sergio si arrabbiava: "Diego, ma chi ti ha detto di svuotarmi l'armadio?". E lui si giustificava: "Papà, sono cose che non usi e non sai neanche di avere. Queste persone non hanno niente"".

Era un ragazzo sensibile...

"Andavamo spesso nelle favelas, la Rocinha, la più grande del Brasile, è vicina alla scuola dove studiava la mia figlia minore, Gaia. Andavamo lì a portare aiuti e Diego diceva sempre, "mamma, ma come possono vivere così?". Quando abbiamo sparso le sue ceneri in mare, in Brasile si può, sulla spiaggia è comparso un ragazzo e mi ha raccontato che Diego gli aveva regalato un fornello e un frigorifero. "Era un gigante", mi ha detto. Diego raccomandava alla ragazza che lavorava da noi di tenersi i soldi delle bollette che pagava lui, così lei poteva prendersi l'aperitivo del venerdì che in Brasile è una tradizione. Era fatto così".

Come si supera la tragedia della morte di un figlio?

"Pregando. Siamo credenti e Diego si era avvicinato a Dio".

Ci sarà un'altra collezione?

"Ci stiamo già lavorando, perché non possiamo abbandonare questo progetto, nato per Diego, per non lasciarlo andare via. Il 50 per cento di quello che incassiamo va ai bambini dei quali ci occupiamo. Abbiamo cominciato da Rio, ma vogliamo espanderci nel resto del Brasile".

Lia, che cos'è per lei Milano?

"È casa, da quando Sergio giocava nel Milan. Che per noi è stato come una famiglia. Sarei bugiarda se dicessi che vado ancora allo stadio, ma restiamo tutti tifosi. Anche noi mogli facevamo squadra e insieme abbiamo vissuto momenti stupendi".

Ora Lia fa squadra disegnando capi per Diego. E anche il cotone biologico è un modo per ricordare il ragazzo amante del mare. Un ragazzo che non c'è più.

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