Leggerezza, un fenomeno in fasce, un torneo da 792 partite: quando il Guarani batté anche la logica

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La dittatura dei Gorillas rese il calcio l'unico sfogo possibile per il popolo, e nel 1978 una piccola squadra si trovò a giocarsi un campionato dantesco: la gestione del giocane tecnico Carlos Alberto e l'esplosione di un giovanissimo Careca fecero il miracolo

Andrea Schianchi

Giornalista

20 novembre 2024 (modifica alle 13:42) - MILANO

Non succede, ma se succede... Già, se succede, significa che l'impossibile si è materializzato, che i piccoli sono improvvisamente diventati grandi e che i grandi si sono fatti piccoli piccoli. Significa che il destino non guarda in faccia nessuno: basta seguirlo per conquistarlo. E alla fine, in capo a una serie infinita di partite, di scontri terribili e di tensioni, è successo: il Guarani si è laureato campione del Brasile. Ha vinto il campionato nazionale, pur essendo l'espressione di una città, Campinas, che fino a quel momento era stata ai confini del grande calcio. Che cosa c'entrava il Guarani con il Palmeiras, con il San Paolo, con il Santos, con il Vasco da Gama, con il Flamengo? Nulla, non c'entrava proprio nulla, e forse per questa ragione, cioè per l'illogicità che diventa regola, tutto ciò è accaduto. Il bello della storia, spesso, sta nelle pieghe, nei dettagli, in quelli che molti considerano particolari insignificanti e poi, invece, alla prova dei fatti si dimostrano decisivi.

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