Debutto tra luci e ombre per i nerazzurri al Mondiale per club: e i messicani prendono anche un palo. Sabato sera la sfida ai giapponesi dell'Urawa Red Diamonds
dal nostro inviato Davide Stoppini
18 giugno 2025 (modifica alle 05:28) - LOS ANGELES (USA)
Messico e un po’ di nuvole sulla testa dell’Inter. Non splende il sole sul debutto dei nerazzurri al Mondiale per club, l’1-1 con il Monterrey non è la medicina migliore per dimenticare Monaco e il Psg. La prima di Chivu è una via di mezzo tra alcuni segnali incoraggianti – la voglia di rialzarsi dopo lo svantaggio, l’applicazione di alcuni titolari, il debutto di Sucic e Luis Henrique - e altri sui quali riflettere, leggi la tenuta di una difesa che non smette di ballare e un attacco senza alternative di livello. Meno male che c’è Lautaro: suo il gol del pareggio dopo lo svantaggio firmato da Sergio Ramos. Adesso la seconda partita con gli Urawa Red Diamonds - sabato 21 giugno alle 21 italiane - diventa già fondamentale per il passaggio del turno.
monterrey-inter primo tempo
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Arrugginita è dire poco. L’Inter del primo tempo fatica a sciogliersi, sotto gli occhi di tutto il management di Oaktree in tribuna, nonostante Chivu decida di toccare poco rispetto al 3-5-2 di “inzaghiana” memoria. Un modo, probabilmente, per affidarsi alle certezze, anche in virtù del poco tempo avuto a disposizione. Diceva Chivu alla vigilia “qualcosina si vedrà”, in verità la manovra dell’Inter è spesso lenta e il Monterrey non fatica granché a difendersi. L’Inter sonnecchia, i ritmi sono da calcio estivo, Esposito e Lautaro poco si cercano e ancor meno si trovano. Così ci deve pensare Barella a metà tempo a innescare Darmian: l’occasione mancata è abbastanza clamorosa. Dall’altra parte poco si vede. Le lacune tecniche della squadra messicana sono evidenti, le ripartenze di fatto neppure nascono, muoiono al secondo tentativo di passaggio. Ci vuole un errore di Bastoni a metà tempo per portare dalle parti di Sommer il Monterrey. Dal tiro di Ocampos – è il 25’ – nasce un angolo, sul quale Sergio Ramos prima beffa Acerbi con il movimento e poi salta sulla testa di Pavard. Messicani in vantaggio, un Rose Bowl fin lì soporifero si sveglia. E a quel punto lo fa anche l’Inter, che almeno alza il baricentro, piazza le tende nella metà campo avversaria, sfrutta la buona vena di Carlos Augusto che prima prova a far segnare Esposito, poi ci riesce con Lautaro, dopo una punizione ben battuta da Asllani e una specie di suicidio tattico del Monterrey con la difesa inspiegabilmente altissima.
monterrey-inter secondo tempo
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Nel secondo tempo si vedono le cose più interessanti. Perché Chivu mette dentro prima Luis Henrique arretrando Darmian nei tre di difesa, poi inserisce anche Sucic operando un cambio di modulo: il croato con Barella davanti alla difesa, prima con Mkhitaryan trequartista dietro Thuram (ne frattempo subentrato a Esposito) e Lautaro, poi con Zalewski nel 3-4-2-1. L’Inter prova anche ad alzare i ritmi del pressing, Barella ha una buona chance su giocata di Bastoni, anche se è Canales a spaventare Sommer prendendo il palo al 19’ con un sinistro dal limite. La sensazione è di una squadra che sta provando a pressare di più, in generale, su indicazione del nuovo allenatore. Ma qualcosa concede in termini di ripartenze: l’atteggiamento va rivisto contro avversari di maggiore livello, leggi il River Plate. L’Inter spreca almeno un paio di buone chance per vincere con Lautaro prima e Zalewski poi, ma al 93’ rischia di capitolare con la chance capitata sui piedi di Deossa. Alla fine esulta di più il Monterrey. L’Inter è rimandata.