“La spesa per i farmaci continuerà a crescere. I medicinali vanno rimborsati in base a come curano”

2 giorni fa 3

Il presidente dell'Agenzia del farmaco

Per il presidente dell'Aifa Robert Nisticò si deve intervenire anche sulle troppe prescrizioni di medicinali da parte dei camici bianchi

di Marzio Bartoloni

20 agosto 2025

Variety of medicines and drugs.Medicine and healthcare concept.

«La crescita della spesa farmaceutica è un fenomeno fisiologico in tutti i Paesi. Mettere più fondi è una delle soluzioni, ma non basteranno mai. La spesa continuerà a crescere a prescindere da quanti soldi in più metti. Una soluzione potrebbe essere quella di calibrare il prezzo con cui viene rimborsato un farmaco pagato dal Ssn in base a quali esiti di cura effettivi ha la terapia, immaginando una sorta di conguaglio: se è davvero efficace nel curare le malattie lo pago di più all'azienda, altrimenti quei soldi almeno in parte te li chiedo indietro». Robert Nisticò è il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco a cui spetta il compito di provare a governare la spesa farmaceutica che è schizzata alla cifra record di quasi 24 miliardi, oltre a quello principale di decidere quali farmaci autorizzare e far rimborsare al Servizio sanitario. Decidere le contromisure per provare a fermare questo treno che corre a tutta velocità spetta alla politica, ma l'Aifa come organismo tecnico scientifico può aiutare a trovare la rotta giusta.

Cominciamo dall'inizio. Come mai negli ultimi 4-5 anni la spesa cresce così tanto?

Le ragioni sono molteplici. Da un lato la popolazione che invecchia sempre di più e questo porta con sé un aumento dei costi legati alle terapie necessarie per curarla. Ma poi c'è l'impatto dell'arrivo di molti farmaci innovativi: penso al settore dei medicinali orfani che dal 2023 al 2024 ne ha visti autorizzare 26 dall'Europa o ai farmaci biologici come gli anticorpi monoclonali o alle altre terapie avanzate come le Car-t o le terapie geniche.

Con quali costi?

Si tratta di terapie più costose di quelle tradizionali. Faccio l'esempio dell'Hemgenix, un farmaco per la terapia genica indicato per il trattamento dell'emofilia che è il più costoso al mondo e negli Usa ha un prezzo di 3,5 milioni di dollari. Si tratta di una terapia one shot che noi abbiamo approvato a fine luglio e che consente di evitare le trasfusioni. Come altre di questo genere spesso modificano il decorso della malattia o addirittura ne eradicano le cause. È vero che costano di più ma portano con sé un importante potenziale di guarigione e quindi alla fine anche un risparmio perché eliminano tutti gli altri costi di gestione della malattia. Insomma sono un investimento.

Come far tornare i conti senza fermare l'innovazione?

Tutte le terapie, anche quelle innovative, vanno ben testate perché possono portare con sé incertezze sui loro esiti. Solo il tempo ci dice se quella terapia è stata davvero rivoluzionaria. Per questo vanno valutate con i dati che arrivano dal mondo reale e con gli studi di farmaeconomia che sono in grado di dirci se quello che spendi è più un costo che un investimento.

E poi come si deve agire?

Credo che si dovrebbe cominciare a calibrare e negoziare il prezzo dei farmaci sulla base degli esiti delle terapie, verificando cioè quanto incidono sul rallentamento progressivo delle malattie e quanto impattano sul miglioramento della qualità di vita dei pazienti e dei loro familiari. In questo senso si potrebbe fissare all'inizio un prezzo di rimborso del farmaco e poi, in base agli esiti e valutando i dati, pensare a un conguaglio: se funziona te lo pago anche di più, altrimenti mi restituisci almeno una parte dell'investimento.

Altre misure?

Si prescrivono troppi farmaci, soprattutto agli anziani, serve più appropriatezza, altrimenti non si spiega come mai i consumi di farmaci tra le popolazioni regionali sono spesso molto diversi. Bisogna poi rendere più stringenti le ricontrattazioni del prezzo dei farmaci più datati e di quelli che si avvantaggiano dell'allargamento delle indicazioni terapeutiche rimborsabili.

L'aumento della spesa provoca anche un costo per le aziende che devono pagare il payback.

Finora è stato un elemento di equilibrio, un cuscinetto tra esigenze dei pazienti, i conti pubblici e gli interessi legittimi delle aziende. Ora però che il Governo sta lavorando al testo unico sui farmaci può essere il momento storico giusto per provare a rivederlo.

Loading...

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti

Leggi l’intero articolo