La morsa della rinuncia alle cure per 2 milioni stretti tra il portafoglio leggero e le polizze per pochi

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Ssn in crisi

Dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche il punto sulla povertà sanitaria che costringe le fasce fragili della popolazione a rinviare visite ed esami e il monito per un riordino dell’assistenza integrativa equo e rigoroso

di Barbara Gobbi

27 giugno 2025

Più di due milioni di persone in Italia tra i 18 e i 74 anni nel 2024 hanno dovuto rinviare le cure per motivi economici: una percentuale pari al 5,3% della popolazione, che quasi raddoppia arrivando al 9,2% quando si guarda ai pazienti con malattie croniche. E in ogni caso si innalza anche considerando altre fasce fragili come gli anziani, le donne, i disoccupati e le famiglie a basso reddito. Persone colpite da una forma di povertà sanitaria che spesso e volentieri non significa solo un portafoglio “leggero” ma la difficoltà di trovare alternative alle barriere rispetto, in particolare, alla fruizione di visite ed esami diagnostici nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Dall’altra parte, l’opzione della sanità integrativa è ancora decisamente per pochi: anche se le polizze, quando attivate, riescono a ridurre quel 5,3% di esclusione dalle prestazioni sanitarie a un 3,3%, a oggi nel nostro Paese sono una soluzione riservata ad appena un 13,7% della popolazione e appena 10,6% vorrebbe attivarle.

A raccontare un ulteriore tassello delle difficoltà di accesso alla sanità nel nostro Paese è l’indagine Plus 2024 dell’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche. “Nonostante l’aumento della spesa sanitaria pubblica dal 2019 al 2024, persistono divari territoriali e difficoltà di accesso, accentuate dalla crescita della spesa privata e dai lunghi tempi di attesa”, si legge nel Policy Brief sull’indagine.

Luci e ombre delle polizze

Avvisa l’Inapp: “Sebbene le assicurazioni riducano parzialmente il rinvio delle cure, il loro impatto è disomogeneo: le coperture sono più diffuse tra i lavoratori autonomi e nelle fasce d’età centrali, mentre restano limitate tra anziani e soggetti con patologie croniche”. Proprio quelle categorie che ne avrebbero più bisogno. “Il sistema assicurativo integrativo, sebbene utile, solleva criticità legate all’equità, alla trasparenza e al rischio di sovrapposizione con il Servizio sanitario nazionale”, osservano ancora dall’Istituto. Con il presidente Natale Forlani commenta: “Le polizze sanitarie possono rappresentare una alternativa e un complemento per contribuire a ridurre i tempi di attesa e ad ampliare l’accesso a prestazioni non coperte dal Ssn, offrendo maggiori tutele ai lavoratori che ne beneficiano tramite i contratti collettivi. È importante, però, garantire che l’assistenza integrativa continui a rafforzare e integrare il servizio pubblico, mantenendone la centralità e l’universalità”.

L’identikit di chi rinuncia

In Italia la rinuncia riguarda essenzialmente esami e visite specialistiche (basti pensare all’odontoiatria), mentre le cure primarie, quelle farmaceutiche e le cure ospedaliere sono “in massima parte” garantite. Il contesto delle rinunce - per singole prestazioni e per lo più per le lunghe liste d’attesa - va purtroppo irrobustendosi: lo dicono gli ultimi dati Istat che parlano di un 9,9% della popolazione nel 2024 dal 6,3% del 2023.

Ma chi è più a rischio di procrastinare a tempo spesso indefinito? Il rinvio cresce al crescere dell’età: per chi ha tra i 65 e i 74 anni infatti si passa dal 5% al 7,3% (oltre 500mila) mentre quote maggior si registrano - sottolineano dall’Inapp - tra le donne e tra chi ha bassi livelli di istruzione. Conta la condizione occupazionale, con una maggiore difficoltà nel sostenere i costi delle cure tra i pensionati (7,1%). A parità d’età, però, i disoccupati presentano un rischio del 45% più alto rispetto a chi lavora di posticipare le cure, mente chi ha un lavoro a tempo determinato o precario ha rispettivamente un rischio del 39% e del 14% rispetto a chi sia assunto a tempo indeterminato.

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