Mentre a Bruxelles si discute su divieti e scadenze per un futuro a zero emissioni, Pechino prepara una grande ondata di nuovi modelli ibridi in arrivo dal 2026
Gianluigi Giannetti
1 novembre - 10:52 - NANCHINO (CINA)
Un fatto inimmaginabile, tanto per la sorpresa che desta in Europa che per la difficoltà nel calcolare la mole di investimenti che proprio in queste settimane si stanno spostando da una voce all’altra nei bilanci delle maggiori Case costruttrici del Paese. Silenziosamente e assieme clamorosamente, la Cina sta cambiando direzione. Le sue fabbriche sono ben lontane dall'essere pienamente utilizzate ed è costretta a passare dall’idea di un dominio mondiale nel mercato di auto elettriche alla ben più concreta produzione di massa di una nuova generazione di vetture full hybrid. Silenziosamente, ma contemporaneamente, tutti gli altri maggiori gruppi automobilistici cinesi si stanno allineando a quanto già fa Saic Motor-MG, che proprio in Europa e con il full hybrid sta incassando successi evidenti. Soprattutto, questo sta accadendo ad una velocità inaudita per le nostre latitudini, che ancora impegnano la politica nella difesa da una ipotetica invasione elettrica orientale. Altrove, sarà invece subito concorrenza reale.
Tutti i marchi al lavoro
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Come era prevedibile, in partita la Cina si schiera una solida formazione. A Saic Motor-MG, già a segno in Europa grazie al sistema Hybrid+, si aggiungerà presto il gruppo Chery, che con i marchi Omoda 5 e Jaecoo 5 porterà in Europa e in Italia il powertrain full hybrid Shs-H, destinato anche a vetture come la Omoda 4, con un listino che dovrebbe scendere fino a quota 20 mila euro, ma prezzi reali pronti ad andare ancora più giù. Nella lista degli sbarchi imminenti c’è anche il colosso Dongfeng, che con il suo Suv medio Huge propone già una soluzione full hybrid destinata a sostenere in un futuro piuttosto prossimo una gamma intera di modelli. La testata specializzata Automotive News informa poi che nel 2026 si aggiungerà anche il gruppo Great Wall Motors, pronto a debuttare anche in Italia con vetture a marchio Haval e Tank, quest’ultimo dedicato al mondo off-road, ma con immancabile motorizzazione full hybrid. A chiudere un cerchio ormai piuttosto largo penserà ancora dal 2026 il gruppo Geely, ovvero il più europeo dei gruppi cinesi, proprietario al 40% dell’azienda Horse, ovvero il terzo fabbricante di motori a combustione al mondo dopo Ford e Volkswagen e che già sviluppa soluzioni ibride per Renault, Nissan e Mercedes. Geely metterà direttamente il suo marchio su un Suv compatto full hybrid destinato a proporsi proprio al centro del mercato europeo entro il prossimo autunno. Emblematico poi il caso di Changan, addirittura controllata direttamente dal governo di Pechino e anche lei pronta allo sbarco full hybrid in Europa a fine 2026.
Pechino ringrazia
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L’Europa ha mancato totalmente il bersaglio, non c’è altro modo per dirlo. In Cina si ragiona in termini concretamente industriali e non si considera più l’auto elettrica come punto di arrivo definitivo nel processo di elettrificazione della mobilità, ma casomai come laboratorio di partenza che permette di sviluppare e condividere velocemente tecnologie, da riversare sull’ibrido. La grande disponibilità di terre rare e litio per motori e batterie ha consentito di irrobustire come non mai la categoria delle auto Nev, New Energy Vehicle, a cui appartengono tanto le elettriche che le ibride plug-in e le ibride Erev (Extended Range), con motore a combustione utilizzato solo come generatore di corrente di bordo. Nel 2025, la Cina punta a commercializzare 15,5 milioni di Nev, già cresciute del 34,9% nelle vendite nei primi nove mesi dell'anno. Secondo quanto riportato dalla China Association of Automobile Manufacturers (Caam), la produzione di Nev è aumentata del 35,2% su base annua, raggiungendo gli 11,24 milioni di unità da gennaio a settembre, ma anche qui la realtà è meno rosea dei proclami. Secondo gli analisti di AlixPartners, solo 15 dei 129 marchi che attualmente producono e vendono in Cina veicoli Nev saranno in grado di sostenersi finanziariamente entro il 2030, con costi e concorrenza che stanno schiacciando le aziende. Pechino attualmente esporta il 20% dei veicoli che produce, tra questi il 35,7% è composto da Nev, ma nessuno di questi numeri può essere utile a risolvere il potenziale collasso del sistema, salvo contromisure. Nel 2025 in Cina le vendite totali di veicoli dovrebbero raggiungere circa 32,3 milioni di unità, ma secondo le analisi di AlixPartners, la capacità produttiva è infinitamente superiore, ben 55,6 milioni di veicoli l’anno, con un clamoroso surplus che supera il 40% e che il governo di Pechino ha inteso utilmente impiegare nella fabbricazione di vetture full hybrid. L’ennesimo salto evolutivo delle tecnologie padroneggiate con l’auto elettrica e che ora si diluiscono nel mercato dell’ibrido di massa. Esattamente la mossa più lontana dalle grandi visioni ideologiche di Bruxelles, e che infatti pochi avevano immaginato.



