La caduta del Napoli e quelle mezze verità di Conte

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Napoli coach Antonio Conte gesture during the talian Serie A soccer match Torino FC vs SSC Napoli at the Olimpico Grande Torino Stadium in Turin, Italy, 18 October 2025 ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

a modo mio

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Il tonfo di Eindhoven utilizzato dal tecnico per sminuire (eccessivamente) le qualità della sua squadra: c'è una strategia dietro le sue parole?

Marco Bucciantini

22 ottobre - 19:58 - MILANO

Il paradosso è che la “squadra dei centrocampisti” è sembrata disfarsi proprio lì, nel mezzo, dove i rapidi trequartisti del Psv si muovevano per tutti i versi con passo superiore e idee simultanee da sembrare coreografie d’un ballo. Man, Saibari, Perisic, Til (e poi Pepi e Driouech) hanno danzato per un tempo, provocando fastidi e promettendo guai puntualmente arrivati appena il Napoli ha fatto un passo avanti, dilatando le distanze: il ballo è diventato il Carnevale del Brabante, una festa al quale solo il fischio dell’arbitro ha messo fine, perché neanche il punteggio riusciva a calmarli, e davanti alla baldoria non c’era squadra ad arginarli, non c’era amor proprio a ribellarsi. Non c’era (più) il centrocampo del Napoli, quel tentativo di Conte di andare incontro al mercato, ai migliori, e verso una proposta più continua e compatta di gioco, un aggiornamento dopo un campionato vinto strappandolo a morsi, senza che avanzasse una sola briciola. 

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