La Borsa di Tokyo tenta il rimbalzo e guadagna oltre il 5%, Seul +2%

8 ore fa 2

Dopo i primi scambi di giornata la Borsa di Tokyo amplia i guadagni e sale del 5,04%, a fronte del -8% segnato ieri sulla scia dei dazi del presidente americano Donald Trump. Sul fronte dei cambi lo yen torna a perdere quota, attestandosi sul dollaro a 147,60 e sull'euro a 161,20.

L'indice Kospi della Borsa sudcoreana di Seul ha guadagnato oggi in apertura il 2,21%, mentre sulla piazza d'affari australiana di Sydney si è registrato un +0,92%.

La giornata di ieri:

Le speranze di un'inversione di tendenza sui mercati mondiali, affossati giovedì e venerdì dall'introduzione dei dazi voluti dal presidente statunitense Trump, non si sono concretizzate. Anzi le Borse hanno passato una terza giornata consecutiva di panico, pur con un progressivo tentativo da parte di Wall Street e soprattutto dei titoli tecnologici di limitare i danni. Che comunque sono enormi: in tre giorni di 'sell off' i soli mercati finanziari hanno bruciato quasi 10mila miliardi di dollari, 9.500 secondo i calcoli di Bloomberg. E i 'caduti' anche nella prima giornata della settimana sono tanti. Hanno iniziato le Borse asiatiche a far capire che il clima non era certo quello del rimbalzo, con il crollo a due cifre (-13%) per Hong Kong. Pesantissimi anche i listini di Tokyo, Shanghai e Shenzhen, che hanno ceduto il 7% abbondante.

Wall Street chiude contrastata dopo che Donald Trump ha escluso pause dei dazi. Il Dow Jones perde lo 0,91% a 37.965,60 punti, il Nasdaq guadagna lo 0,10% a 15.603,26 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,23% a 5062,25 punti.

"I dazi potrebbero essere permanenti ma potrebbero anche esserci negoziati", ha detto in serata Trump, tenendo aperte le due ipotesi nella sua guerra commerciale.

    Molto male inoltre i mercati azionari del Vecchio continente: le Borse peggiori sono state quelle di Milano e Madrid, che hanno chiuso con un ribasso del 5,1%, seguite da Parigi e Amsterdam in calo del 4,7%, mentre Londra ha ceduto il 4,4% e Francoforte ha perso quattro punti. Alla fine della giornata le Borse europee hanno bruciato 683 miliardi di euro, con un saldo complessivo in tre giorni di perdite per 1.924 miliardi.

    Molto breve è stata l'illusione di metà pomeriggio su una possibile pausa di 90 giorni sui dazi, fatta eccezione per la Cina, che sarebbe all'esame di Donald Trump: l'ipotesi è stata attribuita al consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, ma poco dopo la stessa Casa Bianca ha definito la ricostruzione una 'fake news'. Gli operatori finanziari comunque ci avevano creduto poco, accennando solo una limatura delle perdite per poi tornare su pesanti cali.


    A credere che la crisi sia pericolosa sembra vi siano invece i dirigenti di alcune delle più grandi banche del mondo, che secondo Sky News hanno avuto una 'call' sugli effetti dei dazi sui mercati finanziari e sull'impatto per l'economia globale. Vi avrebbero partecipato i responsabili di istituti di credito tra i quali Bank of America, Barclays, Citi e Hsbc Holdings, per discutere del caos in corso.

    Importante anche un'analisi di Goldman Sachs, che si aspetta "un'accelerazione significativa" della Cina sulle misure di allentamento fiscale per compensare le nuove difficoltà alla crescita emerse con i dazi aggiuntivi Usa. La banca d'affari ipotizza un impatto di "almeno lo 0,7%" in meno sul Prodotto interno lordo di Pechino per il 2025. "Prima dei dazi, la crescita stava procedendo al di sopra delle nostre previsioni e stavamo contemplando una revisione al rialzo delle aspettative sul Pil per quest'anno", aggiunge Goldman Sachs.


    In questo contesto lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni è rimasto abbastanza calmo sui 125 punti base, anche se nel finale di seduta è partita una corrente di forte rialzo dei rendimenti di tutti i titoli di Stato europei, specie del Regno Unito, saliti di 16 'basis point'. Il prodotto del Tesoro ha chiuso al 3,86%, con un aumento di quasi dieci punti base.


    L'euro ha tenuto quota 1,09 contro il dollaro, deboli le criptovalute con il Bitcoin in calo di circa il 5% sotto gli 80mila dollari. Forte nervosismo anche sui listini dell'energia: il petrolio a New York è sceso anche al di sotto dei 60 dollari, ai livelli minimi degli ultimi quattro anni, per poi muoversi di poco sopra questa soglia psicologica. Il gas ad Amsterdam ha invece chiuso in leggero rialzo (+1% a 37 euro al Megawattora) una giornata passata quasi tutta in calo. 
   

Trump minaccia stangata sulla Cina. Nuovo attacco all'Ue

 Donald Trump esclude pause sui dazi: "Sono una medicina amara ma necessaria", spiega, ignorando per ora il crescente assedio di ceo, banchieri, donatori - ma anche di vari repubblicani - spaventati dalla guerra commerciale globale. Nel frattempo per le borse di tutto il mondo è il terzo giorno consecutivo di crollo e di caos.
A confondere i mercati sono anche i messaggi contrastanti lanciati dal tycoon, che alterna il pugno duro all'apertura verso trattative ("le tariffe potranno essere permanenti o negoziabili"), tranne che con Pechino, contro cui ha minacciato dal 9 aprile il 50% di dazi in più se non revoca le sue misure ritorsive: in tal caso alcuni prodotti cinesi potrebbero avere tariffe di oltre il 100%.
The Donald sembra concentrare ora la sua battaglia contro il Dragone: l'avversario geopolitico numero uno, con cui gli Usa hanno il peggior deficit commerciale e che sta flirtando col resto del mondo proponendosi come alternativa al brutale isolazionismo americano. Secondo Trump, Pechino ha anche fatto saltare una bozza di accordo su TikTok a causa dei dazi Usa. "Se li avessi ridotti un po', avrebbero approvato quell'accordo in 15 minuti, il che dimostra il potere dei dazi", ha detto. Poi ha preannunciato contatti con il Dragone, auspicando che i suoi buoni rapporti con Xi restino tali.
"Non siate deboli! Non siate stupidi! Non andate in panico...
Siate forti, coraggiosi e pazienti, e la grandezza sarà il risultato!", ha esortato il presidente su Truth. Poi però ha teso la mano a tutti i Paesi che hanno chiesto incontri promettendo che "i negoziati cominceranno immediatamente", Cina esclusa. Sono oltre 50, secondo il suo entourage: dal Giappone a Taiwan dalla Ue a Israele, il cui premier Beniamin Netanyahu oggi è stato il primo leader straniero a sbarcare alla Casa Bianca per trattare. Quanto alla Ue, quando gli è stato chiesto se volesse zero tariffe con la Ue come sostenuto da Elon Musk, Trump l'ha accusata di aver "fatto una fortuna con noi" e di essere stata "creata per danneggiare gli Usa" sul fronte commerciale, affermando che uno dei modi per riequilibrare lo squilibrio commerciale per l'Europa sarà "comprare l'energia Usa". "L'Europa - ha attaccato - ci ha trattato molto molto male ma stanno venendo al tavolo. Vogliono parlare, tuttavia non si parla se non ci pagano un sacco di soldi su base annuale", ha avvisato.
Cresce intanto l'assedio dei big di Wall Street, che annovera anche molti dei suoi donatori e sostenitori. Il ceo di JPMorgan Chase Jamie Dimon ha messo in guardia contro un aumento dell'inflazione, con un incremento pure dei prezzi interni, e un rallentamento dell'economia. Ma anche dal rischio di minare le alleanze economiche e militari che hanno reso gli Usa il Paese più potente del mondo. Il capo economista di Goldman Sachs, Jan Hatzius, ha aumentato le probabilità di una recessione negli Stati Uniti dal 35% al 45%. E persino Bill Ackman, il miliardario degli hedge fund e uno dei più grandi sostenitori di Trump a Wall Street, ha avvertito che la capacità del presidente di gestire la battaglia commerciale sarà indebolita se i mercati continueranno a precipitare. "Non aiuta la posizione negoziale del nostro paese e del nostro presidente cercare di concludere accordi mentre il nostro mercato sta crollando. Chiunque stia raccomandando questa idea a Trump dovrebbe essere licenziato subito", ha scritto Ackman su X, evocando "un inverno nucleare economico" e proponendo una sospensione dei dazi di 90 giorni.
Un'ipotesi che ha fatto rimbalzare le Borse dopo un equivoco "sì" in tv del consigliere economico della Casa Bianca Kevin Hassett a una domanda su questo scenario. Ma la notizia, rilanciata da tutti i media, è stata subito smentita come "fake news" dalla portavoce della presidenza Karoline Leavitt e poi dallo stesso Trump. Monta anche il malcontento nel partito repubblicano, dove sette senatori hanno firmato una proposta di legge bipartisan che limiterebbe l'autorità del presidente di imporre dazi unilaterali. Trump ha già minacciato il veto. 

In serata  il Segretario del Tesoro Scott Bessent, che insieme a Jamieson Greer, rappresentante commerciale degli Stati Uniti, è stato incaricato delle negoziazioni sui dazi con il Giappone, ha dichiarato che Donald Trump è pronto a negoziare. Lo riporta il New York Times.
Bessent ha detto di aver suggerito ai Paesi colpiti di "mantenere la calma. E, a un certo punto, il presidente Trump sarà pronto a negoziare". I commenti contraddicono un'intervista di questa mattina di Peter Navarro, consigliere commerciale della Casa Bianca, che ha detto che non ci sarebbero state negoziazioni. 

 Bessent ha anche, in parte, contraddetto lo stesso Trump che durante il colloquio nello Studio Ovale con Benjamin Netanyahu, ha detto che non sta valutando "pause nei dazi". "Il presidente è il migliore ad esercitare la massima pressione", ha spiegato il segretario al Tesoro lasciando intendere che il tycoon possa aver imposto tariffe alte per portare i Paesi interessati a negoziare. 

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