
12 ottobre '75, seconda giornata di campionato, la Signora gioca al Sinigaglia: a pochi secondi dalla fine l'arbitro Menegali assegna ai bianconeri una punizione per un'espressione blasfema di Claudio Correnti. Calcia Causio e una deviazione di Fontolan manda in rete il pallone del 2-2...
Secondo la versione più accreditata essa - la bestemmia - esplose come un tuono, squarciando il velo dell’ipocrisia. A dar credito invece ad una versione apocrifa, essa fu solo sussurrata a mezza voce. Resta il fatto che la prima bestemmia udita - chissà - e punita - di sicuro - in un campo di calcio in Italia risuonò allo stadio Sinigaglia di Como, cinquant’anni fa, durante un infuocato Como-Juventus dove volarono stracci, insulti e - l’abbiamo detto - la più ignobile delle maledizioni. Poi accadde che Claudio Correnti - era lui il bestemmiatore - disse che aveva usato “un’espressione triviale, come capita spesso in campo e che per una volta", proprio quella accidenti, "non aveva affatto bestemmiato”. Ma insomma, la bestemmia fu captata dall’arbitro, il signor Gianfranco Menegali della sezione di Roma. Che assegnò un calcio di punizione al limite dell’area a favore della Juventus. La squadra allenata da Carletto Parola era inopinatamente in svantaggio. Il Como, avanti 2-1, si stava difendendo, asserragliato nella propria area di rigore, come capitava a quel tempo alle provinciali. La fatal sequenza fu dunque questa: bestemmia, punizione per la Juve, tiro di Cuccureddu, deviazione involontaria di Fontolan con la coscia, gol del pareggio, 2-2, triplice fischio e andate in pace, la Messa è finita, cominci pure la campagna dei moralizzatori.