L'altro derby di Milano: storie, prime volte e protagonisti di Alcione-Inter U23

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La terza squadra della città contro i baby nerazzurri, succede in Serie C. Questa volta la classica meneghina non sarà Milan-Inter. Gallazzi: "Per noi tutto questo è un sogno"

Andrea Barilaro

11 ottobre - 15:27 - MILANO

Milan-Inter, o Inter-Milan. Il derby di Milano, quello della Madonnina. Il primo: 10 gennaio 1909, Milan-Inter 3-2. 116 anni, 244 partite, 91 squilli nerazzurri e 82 rossoneri. Storie di urla e pianti, gioie e dolori. Fumogeni in campo, il braccio di Materazzi sulla spalla di Rui Costa. I’ debbo della viuuuleeenza di Abatantuono, “meglio sconfitti che milanisti” by Nicolino Berti. Aspre rivalità: Rivera contro Mazzola, Baresi contro Baresi, Theo contro Dumfries. Goleade, euroderby. Sfottò. Dirà Peppino Prisco: “A Milano ci sono due squadre: l’Inter e la Primavera dell’Inter”. E se l’avvocato avesse saputo che il derby numero 245 si sarebbe giocato tra la sua Inter e... l’Alcione, alias la terza (o forse quarta, pardon Prisco) squadra di Milano? Tutto vero: per la prima volta nella storia (a livello pro’ e in gare ufficiali), il derby della Madonnina non sarà Milan-Inter. Data: venerdì 17 ottobre 2025. Orario: 20,30. Luogo: Stadio Breda, Sesto San Giovanni. Partita: Alcione-Inter U23, decima giornata del campionato di Serie C. Ora il contesto.

TUTTO VERO

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Peppino Prisco diceva: “La Serie A è il nostro dna”. E quindi cosa ci fa l’Inter in Serie C? La ‘colpa’, si fa per dire, è della seconda squadra. Così il presidente Marotta lo scorso inverno: “Investiremo sui giovani, stiamo allestendo l’Under 23”. Dopo Juventus, Atalanta e Milan, ecco quindi l’Inter. Il modello è quello spagnolo: creo una seconda squadra, ci butto dentro i miei giovani, li faccio misurare nel calcio vero e me li porto in prima squadra. L’Alcione è tutta un’altra storia. Fondata nel 1952 da Ennio Di Ponzio, negli ultimi otto anni è passata dalla Promozione alla Serie C. La sede è in via Olivieri, due passi da San Siro, zona dove sorgerà anche l’Orange Stadium, stadio di proprietà atteso per il 2026 a Settimo, appena fuori i confini meneghini. Anche fucina di talenti, l’Alcione Milano. Di qui, tra i tanti, sono passati Dossena e Paradiso, Corti e Pistone, l’Airone Caracciolo e per ultimo Rovella, golden boy della Lazio e volto della Nazionale. Poi Ernesto Pellegrini, scomparso lo scorso 31 maggio, ex patron nerazzurro... e pure orange. Racconterà: “Visto che non mi facevano giocare, comprai l’Alcione”. Dopo il primo, storico anno in C (salvezza tranquilla), l’asticella l’ha alzata il pres Giulio Gallazzi: “Vogliamo la Serie B, dopodiché vedremo...”. Come a dire: ci siamo anche noi.

PAROLA DI PRES

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Giulio Gallazzi è tante cose. Tra le altre: ex professionista di football americano, imprenditore, presidente, consigliere federale (appena eletto)... e amico di Marotta. Una volta ha detto: “Mi dà spesso dei consigli”. Per la serie: voglio fare il presidente? Imparo da uno dei migliori. Così Gallazzi in vista del derby: “In questi giorni ho parlato con Beppe e gli ho detto: ‘Stai a vedere che arriviamo a giocarcelo con gli stessi punti...’. Sarebbe proprio bello. Per noi tutto questo è un sogno, lo tocchiamo con mano ogni volta che guardiamo la classifica”. A proposito di sogni, ecco l’aggiunta: “Sai, a volte diventano realtà. Penso anzitutto ai nostri ragazzi più piccoli: adesso possono avere l’obiettivo di sfidare l’Inter, oppure il Milan, indossando la maglia orange”. Dopo l’addio di Marcello Montini, ecco l’ingresso di due nuovi soci: Gruppo UPZ (30%) e Alberto Vigo (10%). Insieme a Gallazzi, l’Alcione del futuro. Detto delle ‘scrivanie’, la parte tecnica è affare di Matteo Mavilla e Giovanni Cusatis, ds e allenatore. Così il mister orange in vista della classica meneghina: “Un derby contro l’Inter era una cosa che non si poteva immaginare, penso gratifichi il lavoro di tutti”. Il futuro? “Sappiamo da dove siamo partiti, cosa stiamo facendo e dove vogliamo arrivare”.

LA STELLA DELL'ALCIONE

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Andrea Invernizzi, 25 anni, fantasista dal dribbling facile, colpi di suola e tacco, più genio che sregolatezza, ‘diez’ come non ne nascono più. Milanese ed ex milanista, le giovanili al Vismara con Bellanova e Brescianini, poi calcio dei grandi: Ascoli, Seregno e Alcione. Qui, un centinaio di presenze e tre gol. Pochi ma buoni, vedi quello all’Atalanta U23 lo scorso anno: il primo, storico gol dell’Alcione in C. Ex milanista, dunque. “Di derby contro l’Inter ne ho giocati tanti, era sempre un’emozione. Ecco, quello di quest’anno sarà un po’ particolare, un derby di Milano diverso dal solito”. Milan l’è un gran Milan, la sua città. “Qui ci sono cresciuto, nessuna squadra in Italia può vantare tre squadre nei pro’. In giro la gente sta iniziando a parlare di Alcione, questo è bellissimo”. E adesso? “Pensiamo una partita alla volta, questo è il nostro segreto. Stiamo lavorando bene, i nuovi si sono integrati e i risultati ci stanno dando ragione”. Prossima fermata derby, dunque. E per Inve sarà speciale.

INTER: PARLA VECCHI

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 Stefano Vecchi, classe ’71, l’allenatore, tornato all’Inter dopo sette anni. In Primavera due scudetti (2017 e 2018), a corredo due Viareggio, Coppa Italia e Supercoppa. Anche un pugno di panchine in A dopo gli esoneri di De Boer e Pioli. “Il ritorno? Rivedere certi posti, come Appiano Gentile o Interello, è emozionante. Così come le persone con cui ho condiviso tanti bei momenti”. Dopo tante sfide contro il Milan, anche per lui sarà un derby di Milano inedito: “L’Alcione è una squadra storica, a livello di settore giovanile è sempre stata un’ottima piazza. Ora hanno fatto un salto di qualità grazie a una proprietà appassionata e lungimirante. Ho sentito dire al presidente che nel giro di qualche anno vogliono essere competitivi e vincere, credo si stiano muovendo in questa direzione”. E la sua Inter? “Difficile dire a che punto siamo. L’obiettivo minimo è consolidarci nella categoria, tutto ciò che viene in più è un guadagno. I limiti dei ragazzi non li conosciamo ancora del tutto, quindi ogni allenamento, ogni partita servono a farli diventare giocatori completi”. E pronti per la prima squadra: “È quello l’obiettivo: c’è molto lavoro da fare, siamo solo all’inizio. Tra Primavera e Serie C cambia un po’ tutto. È calcio diverso rispetto al vivaio, i ragazzi devono imparare ad affrontare i momenti difficili, difendersi, gestire la partita. In Primavera, specie per una squadra come l’Inter, questo capita molto meno”.

LA STELLINA DELL’INTER

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Matteo Spinaccè, ma è sufficiente Spic. Anni 19, mancino, quasi 190 centimetri di centravanti e una cinquantina di gol nel vivaio nerazzurro. Il punto forte? “Il tiro e la fisicità”. Idee chiare anche sui margini di miglioramento: “Devo imparare a difendere meglio il pallone, far salire la squadra e prendere più falli”. L’ultimo aspetto che sta allenando in Serie C, primo anno tra i grandi dopo cinque nel vivaio interista. “Nelle amichevoli estive, quando mi sono trovato di fronte difensori con esperienza, ho faticato. Ora le cose vanno già meglio e riesco a dire la mia anche fisicamente”. Meglio leggasi... alla grande. Finora tre gol, spicca la doppietta al Lumezzane: “Un inizio così? Sinceramente non me l’aspettavo”, dice Spic. Intanto studia da Pio Esposito: “Ci ho giocato e lo conosco bene, ha fatto un percorso eccezionale. Si merita tutto. Io lo prendo come modello di riferimento”. Il primo idolo CR7, ora studia Thuram: “Mi rispecchio in lui per le caratteristiche. Non ho avuto modo di parlarci e legarci, però posso dire che è un ragazzo eccezionale, uno che gioca con il sorriso. Poi con noi giovani è bravo”. Prossima fermata derby. Ne ha giocati a valanga contro il Milan, sarà il primo contro l’Alcione.

ASPETTANDO IL DERBY

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Questi i protagonisti. E quindi le loro storie, i loro sogni. Da una parte i giovani dell’Inter e dall’altra l’Alcione, “una squadra tipo quelle dei film americani, quella di provincia che alla fine ce la fa... e vince il campionato”, dice il presidente Gallazzi. E quindi la domanda: chi si prenderà la Madonnina?

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