Il parallelo tra Jane Austen e Bridgerton "è improprio e riduttivo" dice Adalgisa Marrocco, autrice di un recente saggio che si inserisce nel dibattito in corso legato al successo globale della serie tv di Netflix e la crescente tendenza - alimentata dai social e dall'immaginario collettivo contemporaneo - di affiancare l'opera dell'autrice britannica di cui ricorrono i 250 anni dalla nascita e i romanzi di Julia Quinn, da cui la serie Netflix prende vita.
Marrocco, giornalista culturale di HuffPost e studiosa di letteratura inglese, nel momento in cui l'epoca e lo stile Regency torna al centro dell'attenzione, interviene per spiegare soprattutto la distanza tra Austen e Quinn. La Regency di Quinn, osserva l'autrice, è un dispositivo estetico semplificato, calibrato sulle logiche dell'intrattenimento contemporaneo; quella di Austen, invece, è un mondo pulsante, complesso, politico, in cui la società prende forma attraverso la casa, il ballo, il dialogo, i rapporti di classe e le dinamiche dell'amore.
Con una penna acuta e uno sguardo sottilissimo, Marrocco mostra come Austen intrecci sentimenti e crescita morale, mentre Quinn costruisce trame rapide e immediate, fondate sulle convenzioni del romance storico, dominate dalla tensione erotica e dal lieto fine codificato. Jane Austen non è Bridgerton s'inserisce nel più ampio discorso contemporaneo sulla rappresentazione del consenso, delle disuguaglianze di genere e delle dinamiche di potere. Marrocco mette in luce come nei romanzi della saga Bridgerton emergano passaggi che oggi suscitano interrogativi - dal comportamento di Anthony con Kate alle minacce di Benedict verso Sophie, fino alla scena in cui Daphne approfitta dell'incoscienza del marito Simon.
Austen, pur scrivendo due secoli prima in un contesto rigidamente patriarcale, pone al centro rispetto, autodeterminazione e responsabilità etica. È questo rovesciamento a rendere l'opera austeniana sorprendentemente contemporanea, e a permettere al saggio di dialogare con le questioni più urgenti del presente, in un'epoca in cui la riscrittura del passato è filtrata dall'occhio dell'algoritmo e dalla velocità della serialità globale. L'analisi del volume illumina anche la diversa tenuta nel tempo dei due universi narrativi: i romanzi di Quinn, nati tra il 2000 e il 2006, mostrano già segni di obsolescenza e ripropongono modelli relazionali oggi considerati problematici; l'opera di Austen, al contrario, continua a interrogare lettori e critici, confermandosi parte integrante della grande tradizione del romanzo europeo moderno, capace di unire osservazione sociale e profondità sentimentale.
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