Italia, niente scherzi contro l'Estonia. Barella e Tonali al centro di tutto: come giocherà Gattuso

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Il ct ha un’unica strada da percorrere per iniziare la rincorsa al Mondiale: vincere a Bergamo. Anche Retegui in attacco nel 4-2-3-1

Dal nostro inviato Fabio Licari

5 settembre - 08:22 - BERGAMO

Un mediano tra filosofi e poeti. "Non c’era niente di meglio di Gattuso?", ha storto il naso qualche esteta. Sicuro che c’era. Guardiola, Luis Enrique, Conte, Tuchel, Nagelsmann si sono presi coppe e scudetti, sono spesso in copertina più dei loro top player. Ma a parte i milioni d’ingaggio, e quelli soltanto un grande club può permetterseli, nelle squadre serve sempre un Gattuso: uno che abbia dedicato agli altri la sua vita da mediano. All’Italia in bilico tra apocalisse e disperazione serviva un Gattuso perché non è più il momento dell’estetica, anzi, al diavolo la grande bellezza: quella è finita con il primo ciclo di Mancini, e Spalletti l’ha replicata solo per mezza Nations. Non possiamo permettercela adesso, dopo vedremo. "Vincere, pulito o sporco che sia" è il proclama della notte prima degli esami. Non si ricorda un ct che abbia debuttato con questa sincerità. Ma Gattuso sta già ringhiando alle caviglie dei norvegesi. 

Niente scherzi

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 Una volta l’Estonia sarebbe stato l’ultimo dei problemi, una piccola, 126a nel ranking Fifa, sette successi azzurri nei sette precedenti. Oggi è il primo passo per la rinascita sulla strada del Mondiale che s’è complicata per la terza volta di fila. Insostenibile, per chi ha vinto quattro finali. Soffriamo di sindrome da insicurezza dal 2018, quando abbiamo perso il Mondiale russo contro una Svezia di cui non avevamo paura. Quattro anni dopo, la fatal Macedonia è stata ancor più umiliante. Da oggi l’Italia “ringhia”. Niente scherzi, ragazzi: perdere anche il Mondiale 2026 significherebbe restare fuori almeno fino al 2030, troppe generazioni private delle emozioni mondiali d’inizio estate. Che tristezza. 

Sei finali

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Si comincia con gli estoni stasera a Bergamo, con oltre ventimila a spingere gli azzurri, poi lunedì Israele in Ungheria. Sei finali da qui a novembre, da vincere tutte, possibilmente con tanti gol. Potrebbe non bastare se la Norvegia mantiene lo stesso ritmo. Ma il ct si chiama Rino Gattuso, non Harry Potter. Non chiediamogli magie, ma un’Italia che lotti fino alla fine con la maglietta strappata e il sudore che la sporca, appunto, e l’appiccica addosso. Il mediano Gattuso, però, non ha mai giocato da mediano in panchina: ha sempre cercato manovra, palleggio, attacco. "Vincere pulito o sporco" non significa mettere il pullman davanti alla porta e sperare. Se gli indizi sparsi in allenamento e conferenza fanno una prova, l’Italia debutta con il doppio centravanti e due esterni offensivi. Dice il ct: "Retegui sta molto, molto bene, è carico, con grande voglia e in ottime condizioni. Quello arabo è un campionato difficile". 

Due attaccanti

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Tradotto: Retegui gioca. Lui più Kean in un 4-2-3-1 che potrebbe essere letto come un 4-4-2 o un 4-2-4, ma la tattica, ha spiegato il ct, non è la prima delle ossessioni. Quello che conta è l’atteggiamento. In difesa Calafiori accanto a Bastoni non è certo una soluzione al risparmio, ma il tentativo di cercare il gioco da subito. Barella e Tonali saranno i due centrali come Gattuso e Pirlo erano la barriera mobile di Lippi in Germania nel 2006. Ai lati, Politano farà avanti e indietro a destra, mentre Zaccagni cercherà incroci verso il centro dall’altro versante. Quei due – Kean di profondità, Retegui 9 d’area – inseguiranno il gol. Dimarco si aggiungerà alla linea offensiva arrivando da lontano. 

Goleada sconosciuta

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 La goleada non è nel nostro Dna e non lo dicono soltanto i risultati: il nostro capocannoniere è Gigi Riva con 35 reti da oltre cinquant’anni, sembra il record di Mennea sui 200, ma non c’è da vantarsi. I gol sono vitali in questo giro: la Norvegia ha 9 punti di vantaggio e +12 di differenza gol, il primo criterio in caso di parità. L’obiettivo è arrivare all’ultima sfida di novembre a distanza di sorpasso, prima dei playoff. Oggi sembra impresa disperata, siamo indietro anche psicologicamente perché a Oslo ne abbiamo presi tre e, complice la Nations, Haaland&Co. hanno giocato quattro partite, noi due: sembrano in fuga più di quanto non lo siano realmente. Da stasera proviamo a inseguirli. "Con umiltà e arroganza", come dice il ct. Chissà se esistono strade più poetiche.

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