Rimonta subita dai nerazzurri, riuscita ai rossoneri: sono i postumi del derby di Coppa Italia. Tra Roma e Juve si decide chi è da Champions
Arianna Ravelli
6 aprile 2025 (modifica alle 00:26) - MILANO
Milanesi prosciugate dal derby di Coppa Italia? Una rimonta subita e una riuscita: comunque poche soddisfazioni. Più che uno schianto, è un progressivo erodersi di energie e leadership quello che affossa l’Inter nel secondo tempo di Parma e la consegna a una domenica di rimpianti e ansia crescente. Perché se già con l’Udinese, a segno sempre con un gol da fuori area e con Sommer sempre protagonista, era stato faticoso tenere il risultato, a Parma l’Inter non riesce a difendere due gol di vantaggio. Difficile non parlare di 10 minuti di blackout. Divertente e agile per 45’: gol dall’ennesimo cross rasoterra di Dimarco con finalizzazione di Darmian, quinto opposto: è una soluzione conosciutissima eppure sempre vincente; raddoppio di Marcus Thuram con tiraccio sbagliato e tanto di smorfia del papà Lilian. L’Inter cede dopo i cambi pensati per dosare le forze da Simone Inzaghi (in tribuna) e realizzati dal suo vice Farris, ma che si rivelano dagli effetti nefasti: Lautaro (con Calha) esce sul 2-1 e nonostante la mossa fosse prevista e concordata fa capire che non gli pare il caso viste le circostanze, con un Parma che sta prendendo coraggio grazie anche alle scelte di Chivu e con già fuori Bastoni e Dimarco (più Barella squalificato e Dumfries out per infortunio).
QUESTIONE DI PERSONALITà
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È come se Inzaghi/Farris avessero preferito seguire piani già scritti, senza avere la sensibilità di annusare l’aria e il coraggio di improvvisare. Solo una spaccata sbagliata di Pellegrino nel finale evita che il mood degli interisti precipiti dal sogno triplete all’incubo di un finale di stagione di tormenti, ma l’occasione buttata per mettere pressione al Napoli (domani alle prese con un impegno a dir poco complicato a Bologna) resta in ogni caso clamorosa. Di quelle destinate a tormentare molte notti, se Conte, a sua volta squalificato, invece dovesse scavallare l’ultimo ostacolo sulla carta veramente impegnativo e portarsi a -1. La sfida per Inzaghi, visto che le rotazioni con questo calendario e questi impegni sono inevitabili, è questa: preservare le energie mentali al pari di quelle fisiche. E assicurare un minimo garantito di personalità in ogni momento. Nessuno pensa sia facile ma è quanto occorre per proseguire sui tre fronti. Nei cambi non basterà più avere riguardo alla stanchezza ma anche al contributo di leadership che chi entra e chi esce è in grado di dare.
MILAN: SOLITI ERRORI, ALTRA RIMONTA
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Perché che poi sia soprattutto una questione di testa lo mostra plasticamente il Milan che si ritrova sotto di due gol dopo dieci minuti con la Fiorentina ma a cui riesce l’ennesima rimonta. I rossoneri dovrebbero giocare solo derby per mostrare un minimo di attenzione e concentrazione, per il resto ogni partita ormai sembra una tappa di avvicinamento verso la prossima stagione: il suo 2-2, pur in capo a una partita divertente, rischia di avere un valore molto relativo. Vero che la Fiorentina merita di più del palcoscenico della Conference League che ha onorato negli ultimi anni, ma la coazione a ripetere sempre gli stessi errori (vedi l’inizio con il Napoli) è inaccettabile: è la settima volta che il Milan subisce un gol nei primi 10 minuti. Siamo oltre il perseverare diabolico, la squadra di Conceicao si accende solo dopo essere stata presa a sberle e per capire perché forse serve uno bravo. Tra le tante cose da decrittare c’è il caso del centravanti, visto che segnano Abraham e Jovic mentre il costoso acquisto Gimenez sembra perso oltre che molto sfortunato (subito out).
ROMA-JUVE, SFIDA CHAMPIONS
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"C’è un giorno che ci siamo perduti, come smarrire un anello in un prato. E c’era tutto un programma futuro che non abbiamo avverato". Con Ivano Fossati viene da chiedersi dove si sia perso il progetto di Thiago Motta alla Juventus: sul Corriere della Sera ha lamentato di non aver avuto tempo, esonerato a un punto dall’obiettivo Champions, figuriamoci cosa può dire il suo povero sostituto Igor Tudor che si è messo all’opera con il ticchettio dell’orologio che incombe. Oggi Roma-Juventus chiarirà quale dei due “aggiusta tutto”, tra Tudor e Claudio Ranieri, avrà trovato gli strumenti più efficaci. A Roma, dove in un’altra epoca Totti gli sventolò in faccia il famoso “4 e porta a casa”, lo slavo si gioca il suo primo scontro diretto: ha la chance di allungare su una delle squadre più in forma (sperando magari in una frenata del Bologna domani), oppure può vedere la Roma (7 vittorie consecutive) agganciarlo.
EPILOGO MONZA, IL FUTURO è DEL COMO
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Il derby lombardo di ieri segna l’epilogo di fatto dell’esperienza del Monza in A. Si tratta della fine di un ciclo comunque storico. Per contro il Como, che potrebbe chiudere il discorso salvezza entro Pasqua, si conferma molto più di una neopromossa e anche la definizione di provinciale del jet set ormai è riduttiva. C’è la forza economica del club ma ancor di più l’ambizione che non si ferma ai risultati ma pensa al modo in cui raggiungerli, attraverso il gioco organizzato di Fabregas. Presto sarà il suo tempo.