Il tecnico esordisce alle 3 della notte italiana di oggi contro i messicani del Monterrey. La continuità iniziale del 3-5-2 sarà garantita, ma con cambi di modulo che prima erano un tabù, più pressione. Come rivela De Vrij
dal nostro inviato Filippo Conticello
17 giugno - 10:46 - LOS ANGELES (USA)
Alla vigilia della prima partita della vita nerazzurra Cristian Chivu parla con voce compassata e scandisce sostantivi immaginifici - fluidità, mobilità, simmetria -, come piaceva a certi vecchi santoni slavi del basket, ma poi lascia cadere la frase decisiva per immaginare la nuova squadra che sta nascendo dall’Oceano: “Aggiungeremo qualcosa in più, e lo vedrete già dall’inizio…”. Dopo quattro stagioni immutabili, con principi di gioco impressi nel marmo, è già una bella novità: almeno secondo i piani della vigilia, non sarà la stessa identica Inter di prima. Del resto, già prima, nel campo di allenamento di UCLA, Stefan De Vrij aveva fatto una piccola rivelazione: “Il mister vuole una pressione diversa…”.
tentazioni
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Cosa sarà esattamente quel "qualcosa" lo si vedrà alle 3 della notte italiana di oggi, nel debutto Mondiale contro i messicani del Monterrey, avversari tutt’altro che facili per qualità individuali, ma nelle prove californiane Chivu ha mostrato già quale sia il suo metodo. La pressione, citata dal difensore olandese, dovrà essere calibrata per evitare i contropiedi che sono stati fatali spesso nella stagione di cui questa competizione è la coda. La continuità tattica del 3-5-2 sarà garantita, anche perché la struttura della rosa è pensata per quello e non sarà stravolta, ma cambiare modulo non sarà più un tabù. Vale nel lungo periodo, ma anche nell’immediato perché già contro i messicani c’è una intrigante novità: mediana a due, magari con il nuovo Sucic piazzato accanto a Barella. In caso di modulo tradizionale, invece, sulle terre di Calha (infortunato) dovrebbe esserci come accadeva un tempo Asllani. Chiave strategica, comunque, la presenza di Mkhitaryan, uno dei più riposati: l’armeno multiuso può vestirsi da mezzala o, nel caso, anche avanzare in appoggio alle punte.
missione
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La carriera in panchina di Chivu è girata finora tutta attorno ai giovani: prima il cursus honorum nelle giovanili nerazzurre fino allo scudettino Primavera, poi le ultime 13 partite per salvare il Parma e lanciare talentini come Bonny e Leoni, gli stessi che ora vorrebbe portarsi a Milano. La voglia di lanciare presto il talento lo accompagna anche nella nuova avventura, ed è questo che gli chiede la società del presidente Beppe Marotta e del ds Ausilio, ma soprattutto la proprietà californiana di Oaktree, che qui sente l’aria di casa (ha sede in città, a Downtown, non lontano da dove si concentravano gli scontri anti-Trump). Insomma, l’idea di ringiovanire e valorizzare, quindi di far giocare i ragazzi, arriva dall’alto e Chivu non si tirerà indietro di certo. Ad esempio, c’è grande attesa per i primi minuti nerazzurri (da adulto) di Pio Esposito: il centravanti del futuro ora è infortunato, ma col River Plate potrebbe esserci. Nell’attesa, l’allenatore che in Primavera l’aveva lanciato sotto età facendolo direttamente capitano, continuerà nella sua missione: aggiungere. Qualcosina, ma aggiungere.