L'azzurro, trascinatore dell'Italia negli ultimi due successi in Coppa Davis, ha deciso di non partecipare alle finali 2025. Ma Djokovic per la sua Serbia ha dato anche di più...
Ok, Jannik, il primo servizio l’hai tirato in rete. "Non parteciperò alla fase finale di Coppa Davis". Ora concentrati sulla seconda palla, falla rimbalzare cento volte come Djokovic e respira profondo. C’è ancora tempo per ripensarci. Nell’attesa fatti una chiacchierata con Nole. Ti ha dato i consigli più preziosi per migliorare. Potrebbe farti capire che non tutte le ricchezze si misurano in carati. Ti spiegherà che razza di gioia ha provato nella finale olimpica di Parigi quando, con lo sforzo più terribile della sua vita, è riuscito a superare la giovinezza di Alcaraz. Quell’oro è diverso da quello della tua racchetta araba, perché condiviso con un popolo intero. Nole giocherebbe in nazionale con una gamba sola. Ti avrebbe consigliato il Quirinale al posto di una sciata.
il diritto di scegliere (e di ripensarci)
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Sia chiaro, Jannik, nessuno ti dà del disertore, nessuno ti nega il sacrosanto diritto di gestire la carriera e la salute come credi. Con il tuo team, come dici tu. Continueremo ad amarti e a impazzire per le tue sbracciate, ma concedici un grammo di delusione. È il 'tuo team' anche la squadra azzurra che hai portato in cima al mondo e ti aspetta per tornarci. "Ho già vinto la Davis due volte", dici. Anche la racchetta d’oro: quindi non tornerai a Riad per altri 6 milioni di dollari? Se vinci un altro Wimbledon, non passerai più da Londra? Pasta, caffè… ogni 5 minuti pubblicizzi un prodotto italiano, fallo anche col tennis. Chi ti ama, ti aspetta. A che servono i milioni se non a permettersi scelte di cuore? C’è ancora tempo per ripensarci. Respira profondo e tira una seconda palla lavorata che arrivi fino a Bologna.