Il senso dello sport per Pennetta, Chechi e Macchi: "Ci ha insegnato a superare i problemi"

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Tre campioni riuniti a Trento per il ventennale del progetto Kinder Joy of Moving parlano di quello che ha rappresentato e rappresenta per loro l'attività sportiva. "Ho iniziato col ciclismo e, non ridete, ho fatto anche basket", svela Jury. "Io e Roberta Vinci siamo cresciute insieme e agli Us Open abbiamo scritto la storia", racconta Flavia. "Mi ha profuso la determinazione", dice Filippo

dal nostro inviato Mario Salvini

11 ottobre - 15:53 - TRENTO

Un gran bell’incontro. Di confronto, tra campioni di sport diversi. Lo ha sottolineato Flavia Pennetta, una dei tre protagonisti, insieme a Filippo Macchi e Jury Chechi. Incontro per celebrare il ventennale di Kinder Joy of Moving, un progetto che in tutto questo tempo ha portato sul campo, in pista, in pedana e in regata oltre 60 milioni di bambini nel Mondo, nel tennis, nella scherma, la vela, lo sci, il ciclismo. Solo nell’ultimo anno e in Italia gli eventi sono stati oltre 1000, con 600.000 ragazzini coinvolti. Celebrazione della ricorrenza, con il presidente e amministratore delegato di Ferrero Commerciale Italia, Fabrizio Gavelli. E della partnership con Save The Children, rappresentata da Valentina Martini. 

flavia e gli inizi nel volley

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Un’ora densa e a suo modo emozionante, a parlare di sport, di quello che lo sport ha rappresentato nella vita dei tre protagonisti. Di come le ha plasmate. "Lo sport – ha raccontato Flavia Pennetta - nella mia famiglia è sempre stato molto presente. Il tennis, ovviamente. Ma non solo. La bravura dei genitori è anche quella di assecondare i figli. Fino ai 10 anni ho fatto volley, corsa campestre, danza". Con Filippo Macchi che era il migliore dei testimonial possibili: "Ho fatto proprio tutto il percorso Kinder", ha detto.

Jury e il basket

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Il tutto mentre Jury Chechi celebrava il compleanno, con tutta la platea del Palazzo della Regione che gli cantava “Tanti auguri Jury”. E lui: "Ringrazio Rachele (Sangiuliano, la conduttrice, ndr) di non aver ricordato quanti sono gli anni. Ho iniziato col ciclismo, perché mio papà era molto appassionato. Non ridete, ma ho fatto anche basket: è stato il giorno più brutto della mia vita. Poi, a 7 anni, mi hanno portato a fare ginnastica, ricordo persino l’odore della palestra. Ho capito che avrei fatto quello perché mi sono divertito. E infatti in quarta elementare mi hanno assegnato un tema. Il titolo era ‘cosa vuoi fare da grande?’. Io ho scritto: ‘Da grande voglio vincere le Olimpiadi’. Il voto è stato basso, perché lo svolgimento era un po’ stringato…". Ma le idee erano chiare. E non sempre lo sono state. Bellissimo un aneddoto raccontato dallo stesso Jury. "Un mese e mezzo prima circa dell’Olimpiade di Atene ero in ritiro, ho fatto un allenamento in cui mi sembrava che non andasse nulla. Sono tornato in hotel, ho fatto la valigia e mi sono detto: 'ringrazio tutti e me ne vado'. E invece la mattina dopo quella valigia l’ho disfatta, sono rimasto, sono andato ad Atene, dove ho vinto un bronzo che per me vale tantissimo. Cosa mi abbia dato la forza di disfare quella valigia…non lo so".

l'amicizia con roberta

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Flavia Pennetta, spontanea: "Che bei questi momenti di confronto, con atleti di altri sport. Dove ritrovi le stesse dinamiche, quelle del tennis e quelle della scherma di Filippo, sport individuali con momenti di squadra. Di condivisione". Inevitabile riparlare della finale degli Us Open con Roberta Vinci. "La gente non poteva crederci di vederci lì, subito dopo la partita che chiacchieravamo. Siamo cresciute insieme, io brindisina, lei tarantina, per tre anni insieme da ragazzine in stanza insieme al centro federale. La cosa che resta è che insieme abbiamo fatto un momento che resterà nella storia del tennis e dello sport italiani". Con tanto di riflessioni finali sulla lezione più importante, ricevuta dallo sport. Flavia: "Lo sport ha riempito la mia vita. Quando ho smesso mio padre era preoccupato su quello che avrei fatto. Che la gente avrebbe potuto dimenticarsi di me. Lo sport mi ha lasciato la capacità di andare avanti. Di cercare la soluzione ad ogni problema". 

la forza di macchi

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Filippo: “Lo sport mi ha insegnato tutto. Ora ho iniziato l’università. E dire che al liceo non ero uno che studiasse molto. La determinazione che ho ora nello studio non l’avrei senza lo sport. E l’insegnamento continua, visto che sono nel pieno della carriera". Jury: "Lo sport ci ha insegnato a relazionarci con qualcosa con cui tutti dobbiamo avere a che fare nella vita: la sconfitta. E dunque ti insegna a credere in te stesso anche nella sconfitta, nei dubbi. Per me ha funzionato fin da quando ero bambino ed ero bullizzato, perché ero piccino. Ora non mi importa di essere piccino. E sono fiero della di fisicità. Non lo sarei senza lo sport".

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