Al di fuori del procedimento che riguarda i vertici del governo negli atti del Tribunale dei ministri sulle indagini nella vicenda Almasri, uno dei soggetti ascoltati dagli inquirenti e finito sotto i riflettori dei magistrati è la capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi.
Negli atti inviati alla giunta per le autorizzazioni il suo nome compare diverse volte e in un passaggio dei giudici viene specificato che "la versione fornita da Bartolozzi è da ritenere sotto diversi profili inattendibile e, anzi, mendace". Non essendo direttamente coinvolta nel procedimento, non c'è comunque alcuna ipotesi di reato a carico della capo di gabinetto, ma non si può escludere che - esauriti i necessari passaggi con il Tribunale dei ministri - la Procura di Roma possa indipendentemente valutare il ruolo svolto da lei o da altri soggetti nella vicenda, per i quali si seguirebbe il percorso della giustizia ordinaria.
L'eventuale posizione della dirigente di via Arenula non è di certo l'unica preoccupazione che in questo momento investe l'Esecutivo. Per i vertici di governo la prima e più grande partita si giocherà ad ottobre, quando in aula sarà votata l'autorizzazione a procedere: i reati contestati sono di omissione di atti di ufficio per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, concorso in favoreggiamento per i ministri Matteo Piantedosi e Nordio e per il sottosegretario Alfredo Mantovano, concorso in peculato per Piantedosi e Mantovano.
Riguardo a Bartolozzi, invece, dagli atti emerge che per gli inquirenti la sua versione "è intrinsecamente contraddittoria, laddove affermava, da un lato, che, non appena avuto notizia dell'arresto, ne aveva informato il ministro. Parimenti, subito dopo la prima riunione su Signal del 19 gennaio, lo aveva richiamato; che, in generale, si sentiva con lui quaranta volte al giorno (...) tuttavia, non aveva ritenuto opportuno sottoporgli la bozza predisposta dall'ufficio", proposta dai tecnici per rispondere alle richieste giunte in merito al fermo di Almasri.
In secondo luogo, secondo i magistrati "è logicamente insostenibile che (Bartolozzi - ndr) si sia arrogata il diritto (...) di sottrarre al ministro - che le aveva prospettato la necessità di studiare le carte - un elemento tecnico da valutare e tenere in considerazione ai fini della decisione da assumere; perché, cosi facendo, sarebbe venuta meno agli obblighi inerenti l'incarico assunto, avrebbe derogato alla prassi costantemente seguita di informare il ministro di ogni cosa e, ancora, perché la bozza era stata redatta da Lucchini (funzionaria del ministero - ndr ), collega di cui riconosceva l'alta professionalità e di cui dichiarava, peraltro, di aver condiviso l'interpretazione giuridica offerta.
In terzo luogo, le sue dichiarazioni risultano smentite da quelle di Guerra (funzionaria del ministero - ndr) che ricordava espressamente di aver parlato del problema dei termini da rispettare". Inoltre dalle testimonianze degli altri partecipanti alle riunioni con gli altri vertici istituzionali - a cui lei aveva partecipato - è emerso che si sarebbe parlato anche dell'eventualità in cui la Corte d'Appello avesse disposto la scarcerazione dell'Almasri, convenendo "sulla necessità e opportunità di espellerlo e rimpatriarlo con un volo di Stato".
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