Il Pd verso una nuova maggioranza allargata a Bonaccini

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Una maggioranza che si allarga alla componente di Stefano Bonaccini. Secondo diversi pronostici è questa la principale novità che emergerà dall'assemblea nazionale del Partito Democratico che si riunirà domenica mattina all'auditorium Antonianum. Un rafforzamento per la leadership di Elly Schlein che, rilanciata dal 'correntone' di Montepulciano, potrebbe incassare il sostegno ufficiale anche del suo principale avversario al congresso: l'ex presidente dell'Emilia Romagna e leader di 'Energia Popolare'. Dalla sua corrente sono già fuoriusciti quei riformisti che fanno riferimento a Lorenzo Guerini, Paolo Gentiloni e Graziano Delrio (insieme a Pina Picierno e Giorgio Gori), i quali nell'evento del 24 ottobre a Milano hanno di fatto divorziato dai bonacciniani e annunciato una nuova opposizione interna alla segretaria. Sono loro che, durante l'assemblea, potrebbero riservare qualche sorpresa a Schlein.

Per ora andare alla conta è un'idea che vogliono accantonare ma a metterli in allerta è stata l'ipotesi circolata di un documento che sancisca il nuovo perimetro della maggioranza dem, affrontando anche nodi delicati come la politica estera. Non è un segreto che nel partito di Schlein esistano sfumature diverse sul sostegno all'Ucraina e di recente un vero e proprio scontro intestino si è consumato sulla proposta di legge Delrio contro l'antisemitismo, sconfessata di fatto dal partito. Poi ci sono i pareri, non sempre assonanti, sull'alleanza con il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte (finito nel mirino della nuova minoranza dem per le esternazioni sull'Europa e Trump).

Insomma, i fronti potenzialmente esplosivi esistono e mettere ai voti un nuovo documento d'indirizzo - avvertono i rappresentanti della minoranza a microfoni spenti - potrebbe farli deflagrare. Ma a poche ore dall'incontro, a prevalere è la linea di una semplice relazione di Schlein. Una mossa che potrebbe mettere tutti d'accordo, dando forza alla segretaria e lasciando spazio mediatico al botta e risposta a distanza con Giorgia Meloni (che chiuderà Atreju). Dalla parte di Bonaccini, che porterebbe con lui esponenti di peso come Alessandro Alfieri, Antonio De Caro, Piero De Luca e Simona Bonafè, fino alla fine si valutano e limano le condizioni per entrare in maggioranza. Sta di fatto che, alla vigilia dell'assemblea, molti danno la cosa già per fatta.

Se un congresso di partito prima del 2027 viene escluso dai più, a tenere banco nella discussione interna sono le eventuali primarie per la scelta del candidato premier del campo largo. A Montepulciano "c'è stato un benefico rafforzamento di Elly Schlein che pressoché tutti hanno voluto 'incoronare' per la premiership. Schlein sarà la proposta di tutto il Pd", evidenzia oggi Goffredo Bettini, auspicando subito dopo primarie di coalizione. Una prospettiva a cui ha aperto la stessa Schlein che però, con ogni probabilità, preferirebbe lo stesso criterio seguito dal centrodestra: il partito che prende più voti indica il candidato premier. Resta vago Giuseppe Conte, che torna a ribadire i paletti sull'alleanza: "Se verrà fuori dipenderà solo dai programmi, se ci verranno scritte le nostre battaglie di sempre".

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