Il no di Fabregas all'Inter: pare un'eccezione, ma dovrebbe essere la regola

Accordi (anche pluriennali) all'apparenza blindatissimi possono essere ridiscussi in qualunque momento a seconda dei risultati e delle ambizioni personali di un tecnico o di un giocatore

C’è addirittura chi, commentando il no del presidente Suwarso, se l’è presa con il Como: ma come si può impedire a Fabregas, a un giovane allenatore di guidare l’Inter, realizzando un sogno? Se è per questo, in precedenza c’era stata la stessa risposta alla Roma, che si era fatta avanti concretamente. Poi al Bayer Leverkusen e al Lipsia, che pensavano di trovare la porta spalancata. Invece niente. Così dopo Ranieri e Ghisolfi, dopo i dirigenti tedeschi, anche Marotta e Ausilio hanno dovuto prendere atto della decisione del manager del Como e di conseguenza virare su Chivu. Che, ma questo è un altro discorso ed è un parere strettamente personale, non ha chiaramente esperienza in panchina, ma una tale conoscenza di calcio - ricordate cosa accadde con Capello al Milan? - da potersi assumere anche una grande responsabilità. A patto che la società continui a tenere alto, rinforzandolo, il livello della rosa. Ma questo è un altro discorso e il nodo centrale resta invece la decisone del Como di far rispettare il contratto. Una novità, se ci pensate bene. Quasi un’originalità, che ha scatenato - anche e paradossalmente - qualche critica. Già, perché nel mondo del calcio di oggi invece i contratti non contano praticamente più nulla. Inzaghi ha ancora un anno con l’Inter: nessun problema, autonomamente e mettendo in difficoltà il suo club può scegliere autonomamente di andarsene. Gasperini ha ancora un anno di contratto con l’Atalanta: nessun problema. Un ringraziamento e via.