Il mito, gli abusi e 63 milioni in fumo: la stella di Kenny e l'uomo nero che lo seguiva

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Seattle SuperSonics' Kenny Anderson (L) tries to work his way past Minnesota Timberwolves Anthony Peeler (R) in the first quarter 22 January 2003 at the Target Center in Minneapolis, Minnesota.   AFP PHOTO/CRAIG LASSIG (Photo by CRAIG LASSIG / AFP)

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Anderson è stato seconda scelta assoluta in Nba, dopo aver dominato i playground di New York. Otto figli da 5 donne e tanti errori a cui ancora oggi cerca di rimediare

Massimo Oriani

Giornalista

1 luglio - 15:13 - MILANO

Ci sono momenti nella vita che ti segnano per sempre. Affrontarli a viso aperto, riaprire le ferite, lasciare che sanguinino e ti lavino l'anima, è l'unico modo per superare il passato. Cancellarlo no, perché fa parte di te stesso, di chi sei, di quello che sei diventato. Kenny Anderson lo sa bene. Ha visto l'inferno rubargli l'innocenza, l'abisso lo ha inghiottito e risputato. Non poteva vivere un'esistenza felice, eppure ha trovato una via di fuga, il basket, che lo ha salvato. Almeno in parte.

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