Il liceo, la fidanzata, i gol in Primavera: chi è Venturino, tifoso da curva diventato giocatore

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Genovese e genoano da sempre, Lorenzo non ha ancora 19 anni e ha stupito con la sua prestazione (da record) a Bologna

Lorenzo Topello

24 maggio - 21:52 - MILANO

Lorenzo Venturino lo ripete anche su Instagram: "Indosso la maglia del Genoa da quando avevo 7 anni". Lo scrive sotto più di un post. Uno sguardo al suo profilo è sufficiente per capire che nel cuore possieda, come De André insegna, l’amore sacro e l’amor profano: la stragrande maggioranza delle foto è dedicata al secondo, il pallone. Ma non manca lo spazio per quello sacro. Che di nome fa Carolina. Lorenzo Venturino da Arenzano, 19 anni il prossimo 22 giugno, si alimenta di passione e gratitudine: se sanguini in rossoblù, è inevitabile che al momento del tuo primo gol l’emozione prenda il sopravvento. Figurarsi segnarne due nel giro di pochi minuti… 

ALTRO CHE CHILL MATCH

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Chissà quante volte riguarderà Bologna-Genoa, Lorenzo, che la prima squadra l’ha assaggiata nel ritiro di neanche un anno fa. Gilardino ci ha puntato, lui non ha dimenticato. Per uno cresciuto all’ombra della Nord è un sogno che si realizza: "Mi ricordo un Genoa-Milan del 2014 vinto con gol di Antonelli: ero allo stadio…". Memoria storica che solo chi vive di calcio può possedere. Undici anni dopo gli si sarà piantato nella testa anche il debutto da titolare in casa bolognese. Li chiamano “chill match”, quelli tipici del finale di stagione, senza (veri) punti in palio. Ma Venturino, studente all’ultimo anno del liceo scientifico, difficilmente avrà dormito la notte prima dell’esame al Dall’Ara. Anche perché la doppietta segnata a Ravaglia lo accosta persino a… Yamal: il fenomeno del Barcellona e il nigeriano del Monaco Ilenikhena (nato un paio di mesi dopo di lui) sono gli unici più giovani del jolly rossoblù ad aver segnato almeno due gol nei top campionati europei, quest’anno. 

SOTTO I RIFLETTORI

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Venturino appartiene alla razza (in via d’estinzione) del tifoso piovuto dalla curva per diventare calciatore: merito della mamma, anche lei col Grifone nel cuore, e del papà ex giocatore dilettantistico. Per il Genoa ha giocato ovunque: è partito centravanti, poi si è spostato gradualmente più indietro. Vieira, che lo ha fatto esordire a gennaio contro la Roma, nell’ultima col Bologna lo ha piazzato a sinistra, spinto dal piede del dirimpettaio Martin e incoraggiato dallo scafato Vitinha. Nel primo gol col Bologna ha vinto una mezza dozzina di contrasti come solo chi ha fame sa fare. E poi? Inevitabili mani fra i capelli, mentre Mattia Bani, di tredici anni più grande, lo ha alzato di peso per dargli quel briciolo di visibilità che Lorenzo, se dipendesse da lui, eviterebbe volentieri. È genovese anche nel carattere: lavoro parecchio, riflettori possibilmente lontani. Ma sotto la lente d’ingrandimento vivacchia da almeno un anno. Dal giugno dell’anno scorso, quando ha vinto lo scudetto under 18 coi rossoblù devastando le difese di Inter (in semifinale) e Roma (in finale). Un gol a partita, il voto in pagella che è schizzato fino al 9: "È l’uomo scudetto, fa quello che vuole", scrivevano di lui i giornali locali. Nelle serate che hanno coronato campione d’Italia galoppava sulla destra: "Non lo prendono mai, lui e Ahanor sono due trattori", sentenziavano in tribuna. Oggi si sono già evoluti nelle colonne del Genoa che verrà.

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