Il centrosinistra alla prova dei programmi. Ancora tensioni su Decaro

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Il centrosinistra guarda avanti dopo i momenti di tensione sulla vicenda Decaro, che comunque sembra avere ancora qualche strascico, e cerca dare un primo obiettivo strategico all'alleanza che ha dato il via libera ai candidati governatori. Il Pd aveva anticipato formalmente, con una nota, i nomi che andranno al confronto elettorale con il centrodestra facendo irritare i 5 stelle e Giuseppe Conte, che comunque è stato il primo dei big a ritornare al Sud per sostenere Roberto Fico in Campania.

Se il centrosinistra dovesse vincere in tutte le Regioni del Mezzogiorno "sarebbe un fortissimo segnale politico per il Governo" e a Roma "difficilmente potrebbero sottovalutarlo", dice ringraziando tutti i partiti della coalizione. "Noi siamo stati i più silenziosi ed oggi è arrivato il momento", ha proseguito. "Dobbiamo offrire alla Campania un progetto politico serio".

Un progetto che si augura di concretizzare anche Antonio Decaro in Puglia dopo i giorni difficili e i dubbi fino a dieci minuti prima di salire sul palco, venerdì sera", ammette in una intervista a La Repubblica, all'indomani dell'ufficializzazione della candidatura alla presidenza della Regione.

Decaro getta acqua sul fuoco delle polemiche con Emiliano e Vendola: "A Michele e Nichi mi legano stima e affetto sinceri. Non c'era nessun veto. Nessuna questione personale. Solo politica", specifica.

Alla domanda se fosse convinto di candidarsi risponde: "Non ho mai fatto una cosa di cui non sono stato convinto. Sento il peso della responsabilità. E l'andare via da Bruxelles mi costa: mi hanno votato più di 500 mila persone, presiedo una commissione così importante, è un lavoro che mi appassiona tantissimo. Dovrò spiegarlo a chi mi ha votato. Non è facile", sottolinea tra l'altro aggiungendo: "Elly è la mia segretaria. E litigare con lei è impossibile. Perché ha una postura, anche nella voce, che lo rende difficilissimo".

Ma alle parole distensive del candidato pugliese fanno da contraltare quelle di Claudio Stefanazzi, già capo di gabinetto della giunta Emiliano, contenute in una lettera a Decaro, affidata al quotidiano di Puglia. "Temo si sia creato un precedente pericoloso - scrive - si è messa da parte quell'idea (ammetto romantica e così poco consona alla politica) che, comunque vada, ci si salva sempre insieme. Una prassi che avevamo portato avanti testardamente. Che aveva fatto del nostro gruppo dirigente un unicum nazionale, come ho potuto verificare soprattutto in questi anni in Parlamento, e che, in oltre 20 anni ci aveva fatto marciare sempre insieme. Litigando, discutendo anche violentemente, ma nella certezza che alla fine sarebbe stato comunque meglio per tutti mostrare unità e compattezza. E di questa compattezza e sicurezza abbiamo goduto tutti. Io per primo. Quel patto si è rotto".

E, in questo quadro, Stefanazzi vede il rischio di uno scenario in cui il Pd si indebolisce rispetto alle altre liste. E la possibilità di avere un Consiglio regionale ancora più frammentato di quello attuale. Parole dure alle quali risponde indirettamente la segretaria dem rilanciando il concetto della coalizione progressista unita e compatta, che è la stessa in tutte le regioni che vanno al voto, spiega. Con Nichi Vendola che parla, proprio alla festa dell'Unità di Bisceglie, di costruire una "piattaforma di pace". Mentre Roberto Fico, a Napoli insieme a Conte, rilancia il programma comune di coalizione per la Campania. 
   

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