Il cambio automatico a variazione continua spiegato in modo semplice

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Una trasmissione molto efficiente che ha attraversato anni bui. Non gli ultimi: diverse full hybrid, infatti, specie le Toyota, puntano tutto sul Cvt. Ecco come funziona, quali sono i pro e i contro

Giuseppe Biondo

1 novembre - 15:06 - MILANO

Il cambio automatico a variazione continua (il Cvt, dall’inglese Continuously variable transmission) ha una lunga storia, ma solo di recente ha raggiunto percentuali di diffusione significative. La differenza principale rispetto alle altre trasmissioni sta nell’assenza dei rapporti fissi: al di là dei tentativi dei costruttori per simulare la presenza delle marce, e “rassicurare” così i consumatori che spesso, soprattutto al primo impatto, lo trovano disorientante, il concetto stesso di Cvt prevede un numero illimitato di rapporti di trasmissione. Un’auto con cambio automatico a variazione continua dunque non ha passaggi marcia, accelera senza interruzioni con una spinta (e un “sound”) che chi guida uno scooter conosce bene. Vi spieghiamo come funziona in maniera semplice.

COME FUNZIONA

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Il cambio automatico a variazione continua ha tre componenti principali:

  • due pulegge coniche (anche detti variatori) a diametro variabile
  • un organo di collegamento, che può essere una cinghia o una speciale catena in metallo.

Una puleggia è collegata al motore e per questo è chiamata motrice, l’altra invece è collegata alle ruote e per questo è detta condotta. Il trasferimento di coppia dal motore alle ruote avviene tramite l’organo di collegamento: la cinghia (o la catena) viene messa in movimento dalla puleggia motrice trasferendo così la coppia alla puleggia condotta con un rapporto di trasmissione (cioè il rapporto tra la velocità di rotazione della puleggia motrice e quella della condotta) che varia continuamente.

MARCE INFINITE

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Entrambe le pulegge sono composte da due metà che possono avvicinarsi o allontanarsi a seconda dell'esigenza del momento: nel primo caso (metà vicine) il diametro di rotazione “effettivo” della cinghia è maggiore mentre nel secondo (metà lontane) è minore, e anche una piccola variazione al diametro delle due pulegge fa variare il rapporto di trasmissione. Se un cambio manuale o un qualsiasi altro cambio automatico ha così dei rapporti di trasmissione stabiliti dai progettisti (le marce), un Cvt ne ha pressoché infiniti. La scelta del diametro delle pulegge e dunque del rapporto di trasmissione ottimale è a carico della centralina.

PRO E CONTRO

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I cambi automatici a variazione continua hanno dei vantaggi e degli svantaggi. Tra i vantaggi:

  • Fluidità | La variazione continua del rapporto di trasmissione produce una spinta costante e ininterrotta, senza le inevitabili discontinuità che si verificano passando da un rapporto all’altro
  • Efficienza | L’assenza delle marce fa sì che per la maggior parte del tempo il motore possa lavorare nel suo regime di funzionamento ottimale, quello di massima efficienza; consumi ed emissioni scendono, portafoglio e ambiente ringraziano
  • Prestazioni | Il motore può lavorare sì al regime di massima efficienza, ma anche nella “finestra” di potenza massima, se al conducente occorre la massima spinta.

Tra gli svantaggi:

  • Effetto “scooter” o “elastico” | Forse il limite principale alla diffusione dei Cvt nei decenni passati. Il fatto che il motore funzioni a un regime quasi sempre costante producendo un suono anch’esso costante, che non aumenta di pari passo alla velocità, può disorientare. Alcuni Cvt moderni hanno delle modalità in cui simulano un certo numero di rapporti fissi (rinunciando a un po’ di efficienza)
  • Freno motore | È per lo più un difetto del passato, l’assenza di freno motore al rilascio del gas: le auto moderne con Cvt “frenano” comunque per recuperare l’energia cinetica (ibride) oppure hanno delle modalità apposite per le lunghe discese
  • Durevolezza | I Cvt resistono generalmente peggio di altre trasmissioni alle sollecitazioni costanti, alle quali sono ad esempio sottoposti in caso di traini o salite molto ripide frequenti. In circostanze normali, invece, attenendosi alla manutenzione prescritta dalla Casa, non c’è molto da temere.
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