Il Bologna perde Ndoye ma ritrova Odgaard: per un posto in Champions serve la sua luce

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Lo svizzero rischia la finale di Coppa Italia. Tocca al danese aprire la strada con l’Udinese

Matteo Dalla Vite

Giornalista

28 aprile - 10:22 - BOLOGNA

Vincenzo Italiano guarderà tutti dall’alto: non per un senso di superiorità ma per quella prima espulsione in carriera presa nell’ultimo turno contro l’Inter. Niente campo: come per Dan Ndoye che nella giornata di ieri ha dovuto prendere atto di un fastidio preesistente che si è palesato come risentimento alla coscia sinistra, roba da 2-3 settimane. Lo svizzero farà di tutto per esserci il 14 maggio per la finale di Coppa Italia ma intanto Udinese-Bologna se la vedrà da casa. Brutta notizia per Italiano. Che però ne ritrova altri, di uomini decisivi. Da Ferguson a Skorupski, da Calabria a Odgaard: lui, il danese, quello che quando c’è, beh, è un’altra storia.

Numeri

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Andiamo subito al senso della presenza del danese: senza di lui il conto dice 2 sconfitte, 3 pareggi e una sola vittoria. Ancor di più: nelle partite in cui Odgaard è appunto rimasto fuori o ha giocato meno di 15 minuti, il Bologna ha raccolto solo una vittoria, sette pareggi e quattro sconfitte tra Serie A e Champions League: 10 punti in 12 gare. Praticamente un imprescindibile, perché la sua trasformazione ha veramente operato una metamorfosi totale al Bologna.

Trequartista

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Jens Odgaard è quello che esulta mimando un fuoricampo - e si sa - ma è anche colui che l’Italia l’aveva vista (Primavera dell’Inter, Sassuolo e Pescara) e che ci è tornato prendendosi la scena al secondo anno di Bologna. Per Thiago Motta era soprattutto un esterno d’attacco, anche se il suo primo gol (alla Fiorentina) lo fece da centravanti di una volta; Vincenzo Italiano, invece, lo ha trasformato in trequartista o “sottopunta”. E il tutto trasformando Lewis Ferguson in scudiero al fianco di Freuler. Morale: un bel giorno Italiano parla con Odgaard, ti andrebbe di ricoprire quel ruolo da sottopunta?, Jens ci pensa, valuta, convincerlo non è un atto a effetto immediato ma quando succede, beh, il Bologna svolta e decolla. Senza rombare subito (Genoa-Bologna 2-2 il suo debutto nel nuovo ruolo) ma col tempo sì.

Intelligenza

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Da piccolo seguiva il Liverpool perché il papà aveva scelto l’Everton, la famiglia non conta ex calciatori ma talenti nell’handball, con lo zio che è diventato un “top”. Lui, poco alla volta, ha conquistato Bologna. E l’obiettivo suo e di tutti è riacciuffare la Champions League: calendario "incredibile", come l’ha definito Italiano, a partire comunque da una trasferta nella quale il Bologna deve mettersi davvero in gioco in tutto e per tutto, perché le altre corrono, il ranking per il 5° posto è sfumato e per riprendersi il 4° posto conta solamente vincere e vincere. Da questa sera comincia un tour de force impegnativo, ed è per questo che serve il rientro di Jens Odgaard, che ha saltato la seconda semifinale contro l’Empoli e che poco alla volta è diventato fulcro di una squadra che con lui gira in maniera scientifica. Perché? Semplice: ha le intuizioni da trequartista, vede la porta e ha la gamba da mediano. Jens fa tutto: 4 ruoli con egual disinvoltura. "Odgaard è davvero una grande sorpresa - ha detto spesso Italiano -: non tanto per il ruolo che sta ricoprendo quanto per quello che dà alla squadra sotto l’aspetto del sacrificio, dell’intelligenza tattica in un ruolo che non aveva mai fatto". Ora sì, lo sa fare. E si vede.

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