
guantoni
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A vent'anni non ha mai saltato la corda, dal 2001 al 2006 non perde mai un incontro. Dall'infanzia in sovrappeso e con un padre alcolizzato al titolo mondiale dei pesi massimi leggeri: la vita e il riscatto del campione nato e cresciuto nella periferia sud di Milano
Un pugile, i suoi muscoli, i pantaloncini, i bendaggi dentro i guantoni, le scarpette; le caratteristiche della sua azione, il modo di combattere, i punti di forza e gli elementi di debolezza. Queste poche cose potrebbero bastarci per riempire un po' di righe destinate alla boxe. Senza capirne nulla, però; senza considerare che il ring è una spugna che assorbe tutto degli uomini che hanno il coraggio di salirci sopra e di starci dentro, una spugna che quando la strizzi, come accade negli angoli del quadrato al termine di ogni ripresa, ti restituisce vite, dolori, occasioni, insospettabili debolezze o destini capovolti dalla convinzione di chi veniva preso per pazzo fino a poco tempo prima. Prima di cosa? Prima di inciampare in una corda mai presa in mano pur avendo già compiuto vent'anni, con addosso tutta quella ciccia che impedisce di rincorrere un tram per un centinaio di metri, con la paura di non arrivare al cantiere, come capitò un giorno a Giacobbe Fragomeni.