Fonseca avanti tutta: gran parte della squadra non lo ha tradito. Ma ora serve continuità

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Contro l'Udinese in inferiorità numerica il gruppo avrebbe potuto giocare contro il tecnico, invece chi era in campo ha dato qualcosa in più. Col Bruges vittoria obbligata: per la classifica, per la reputazione europea e per mettersi alle spalle gli alti e bassi

Sebastiano Vernazza

Giornalista

22 ottobre - 12:20 - MILANO

Se non è decisiva, poco ci manca: il Milan è obbligato a battere il Bruges, per la classifica unica e per la reputazione. Rimanere ancorati a zero punti, o ritrovarsi a quota uno per effetto di un pareggio, renderebbe molto ardua la qualificazione diretta agli ottavi di Champions e complicherebbe l’accesso ai playoff. Al di là dei conti di bottega, una mancata vittoria contro la quarta del campionato belga, quale è oggi il Bruges, sarebbe avvilente per l’immagine internazionale del Milan, un declassamento. Il club delle sette Champions vinte non può annaspare sul fondo tra Sturm Graz e Slovan Bratislava. 

Lo scenario

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Il Bruges va battuto anche perché il turno successivo prevede la trasferta a Madrid contro il Real, una partita “impossibile”. Il Milan non può rischiare di ritrovarsi con un punto o rimanere a zero dopo quattro giornate. Stasera deve muovere la classifica con un colpo secco da tre punti, per presentarsi al Bernabeu con l’anima più leggera e per giocarsi tutto nelle ultime quattro gare, sulla carta in discesa: Slovan Bratislava, Stella Rossa, Girona, Dinamo Zagabria. Nella pratica, vedremo. Quanti punti servono? Non lo sappiamo, non ci sono precedenti né riferimenti, è la prima volta che ci si misura su una classifica da 36 club e 8 gare. Secondo alcune stime, 10-11 punti potrebbero bastare per entrare nei playoff e 15-16 potrebbero garantire l’ingresso nelle prime otto e il pass diretto per gli ottavi. Traguardi alla portata del Milan, con le ultime quattro partite come paracadute, a patto di portarsi avanti stasera, con una sterzata decisa. 

L’avversario

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Il Bruges ha perso in casa alla prima contro il Borussia Dortmund finalista della Champions 2024 e ha vinto a Graz per 1-0 contro lo Sturm. Sono estremi che non si toccano, ma il Bruges si colloca più vicino allo Sturm che al Borussia, dunque è alla portata del Milan. Non c’è un giocatore noto alle masse. L’unico è forse il portiere, Simon Mignolet, ex Liverpool. Qualcosa ci dicono anche Andreas Skov Olsen, centrocampista offensivo danese, al Bologna tra il 2019 e il 2022, e Maxim De Cuyper, il terzino sinistro belga in gol contro l’Italia meno di dieci giorni fa all’Olimpico. De Cuyper è uno degli esterni “bassi” monitorati dal Milan per la sostituzione di Theo Hernandez, qualora il francese venisse ceduto. Il giocatore del Bruges più esperto e di “liderança”, leadership, per citare Fonseca, si chiama Hans Vanaken, uomo di collegamenti tra centrocampo e attacco, un lungagnone di un metro 95 che ha la sfortuna di essere quasi coetaneo di De Bruyne, dettaglio che ne ha limitato l’impiego nel Belgio. In Belgio c’è chi ha definito Vanaken un “De Bruyne” al rallentatore, vista la ridotta velocità di crociera. Il Bruges è stato eliminato dalla Fiorentina nelle semifinali dell’ultima Conference (3-2 e 1-1 i risultati) e tanto basta per ribadire il concetto: ci mancherebbe altro che il Milan non fosse in grado di superare il Bruges, con rispetto massimo per la formazione di Nicky Hayen, 44enne allenatore belga non esattamente di prima fascia. 

L’uomo nella tormenta

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Paulo Fonseca, sempre lui. La vittoria contro l’Udinese è stata importante perché gran parte della squadra ha dimostrato di essere dalla sua parte. Quale occasione migliore di un’inferiorità numerica per giocare contro il proprio allenatore? Nessuno lo ha fatto, sabato a San Siro dopo l’espulsione di Reijnders. Anzi, tutti ci hanno messo qualcosa in più per difendere l’1-0. La maggioranza dello spogliatoio sta con l’allenatore, i ribelli - Leao e Hernandez i capopopolo - sembrano respinti. La tormenta però non è finita, Fonseca deve dare continuità ai risultati. Guai a ricadere nel “down” successivo all’ambo che sembrava aver risolto tutto: alle vittorie contro Inter e Lecce era seguita la caduta contro il Bayer a Leverkusen e lì il Milan si era di nuovo attorcigliato. Il Bruges ci darà la misura dell’affidabilità dei tre punti contro l’Udinese e della presa di Fonseca sugli umori e sulla psicologia del gruppo. Fonseca non ha un gran rapporto con la Champions: 7 vittorie, 5 pari e 10 sconfitte nelle 22 partite fin qui vissute da allenatore. Il picco nella fase a gironi del 2017-18, quando il suo Shakhtar sconfisse il Manchester City di Guardiola. Agli ottavi venne poi eliminato dalla Roma di Di Francesco e oltre quegli ottavi Fonseca in Champions non è mai andato. Il pericolo è che con questo Milan neppure ci arrivi, agli ottavi. Se andasse così, sarebbe un fallimento, la squadra è più forte di come viene dipinta. Un uomo chiave può essere Youssouf Fofana, il bastione di centrocampo. A noi ricorda Marcel Desailly, il pilone del Milan di Fabio Capello.

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