Flop a Parigi Bercy: Italia è allarme Coppa Davis. Ecco come arrivano gli azzurri

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Sinner colpito dal virus intestinale, chi è andato in campo è uscito subito: e tra meno di un mese ci sono le finali a Malaga...

Lorenzo Topello

30 ottobre - 15:42 - MILANO

La strada parigina si è rabbuiata del tutto. Al martedì pomeriggio, ovvero al primo turno a Bercy, il tabellone dell’ultimo Masters 1000 della stagione è già privo di italiani. Tutti fuori, nessuna gara portata a casa, complice il ritiro di Sinner per il virus intestinale: il tennis azzurro ora rifiata e riflette in vista delle finali di Davis (a Malaga, dal 19 al 24 novembre) sempre più vicine e con diverse nubi all’orizzonte. Il capitano Filippo Volandri, oltre ai risultati sul campo, sarà chiamato, in vista delle convocazioni, a tener presente la condizione fisica degli azzurri. Che in gran parte dei casi non è delle migliori. In attesa di capire le scelte sui doppisti (Bolelli e Vavassori sono una certezza nella specialità e potrebbero approdare a Malaga entrambi), lo sguardo al mese di ottobre dei singolaristi fa emergere più di un dubbio.

sinner

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A schiarire parzialmente la situazione sarà il ritorno in campo, il più in fretta possibile, del numero 1 al mondo. Jannik si è ritirato da Bercy per un virus che lo aveva debilitato già dall’inizio della scorsa settimana: “Ho provato ad allenarmi e sinceramente non mi sento competitivo”. Giusto non rischiare, considerando che il torneo di Bercy non avrebbe aggiunto granché, in termini di punti, alla corsa di Sinner verso le Finals di Torino in cui, come ogni numero 1 che si rispetti, partirà da favorito. Ben venga il recupero in attesa di un novembre che lo attende protagonista affamato di successi nelle Finals (l’anno scorso perse il titolo in finale contro Djokovic, una sconfitta che certamente vorrà vendicare) e ovviamente nella difesa dell’Insalatiera conquistata nella scorsa stagione dopo 47 anni di attesa.

musetti e il servizio

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Dietro a Sinner però le luci si sono affievolite. La settimana di Vienna aveva inizialmente rilanciato Musetti, capace di battere Zverev come avvenuto alle Olimpiadi in estate. Poi però Lorenzo si è fermato in semifinale, proprio quando poteva mettere un ulteriore punto esclamativo alla sua stagione già di per sé sfavillante: ko in semifinale contro Draper, con l’azzurro tradito dal servizio e troppo morbido nei confronti del britannico che per buona parte del secondo set boccheggiava. Parigi, come tre mesi fa ai Giochi, poteva rilanciarlo subito e farlo tornare su di tono in vista della Davis, ma Musetti si è nuovamente incagliato al servizio al primo turno contro Struff. Che non ha dovuto strafare per eliminarlo in due set, in neanche un’ora e venti. I margini di miglioramento sono ancora molti, soprattutto nella gestione della parte finale del set che gli è costata cara sia contro Draper che nel primo parziale a Bercy contro Struff.

gli interrogativi di berrettini

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A Vienna era caduto con troppa facilità contro Khachanov che era sì in forma smagliante, ma l’ha liquidato 6-1 6-4. A Parigi Berrettini è uscito con qualche rimpianto in meno contro un Popyrin tonico ma sprecone: l’unica vera pecca della gara dell’azzurro è stata quella di non aver sfruttato le cinque palle break nel primo set, prima degli errori fatali al tie break nel secondo set. Ma anche Matteo, se vorrà rientrare nel discorso Davis, dovrà risolvere alcuni interrogativi sulla gestione del vantaggio e soprattutto rimettere a lucido in martello a cui ci aveva (ri)abituato al servizio. Da tener presente anche il discorso superficie: è vero che a settembre Berrettini ha vinto tutte e tre le sue gare sul veloce indoor nel gruppo di qualificazione alla Davis, ma lo ha fatto contro avversari dal ranking non esattamente esaltante. Al belga Blockx, numero 253 della classifica Atp, ha concesso anche un set. A Malaga, per le finali, la caratura degli avversari sarà nettamente superiore. E ci sarà da far chiarezza anche sul nuovo coach, dopo la separazione con Francisco Roig che era subentrato solo lo scorso dicembre a Vincenzo Santopadre, storico allenatore del romano.

cobolli e arnaldi

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Fra Cobolli e Parigi si è messo di mezzo un problema alla spalla, lo stesso che lo aveva costretto al ritiro a Vienna lasciando campo a De Minaur. Un infortunio da valutare con la massima serietà anche alla luce del prossimo (teorico) impegno di Flavio, il 250 di Belgrado: se dovesse saltare anche quell’appuntamento, ecco che per capitan Volandri potrebbe iniziare a suonare l’allarme in vista delle convocazioni per la Davis, considerando che Cobolli (attuale numero 32 del mondo) è in lizza con Berrettini per il posto da terzo singolarista. Flavio ha scalato il ranking in questo 2024, regalandosi soddisfazioni come la finale raggiunta a Washington dopo aver eliminato Shelton, ma se non dovesse essere al meglio difficilmente Volandri lo rischierà. Dietro di lui c’è allora Matteo Arnaldi, ovvero uno degli uomini copertina della Davis vinta nel 2023: l’anno scorso vinse contro Popyrin in finale, mentre lo scorso settembre si è imposto contro Monteiro nel match di qualificazione per la fase finale di Malaga. Ma l’ultimo mese è stato costellato da sole sconfitte o quasi: fuori al primo turno a Tokyo, Basilea e Parigi, al secondo invece a Shanghai dove ha ceduto in tre set a Medvedev.

campanello d'allarme

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C’era dodici mesi fa, protagonista del doppio con Jannik Sinner. Ma stavolta Lorenzo Sonego parte più indietro nelle gerarchie di Volandri: dopo la vittoria a Winston-Salem sono arrivate ben sei eliminazioni al primo turno per il numero 52 del mondo. L’ultima, a Bercy, contro Nicolas Jarry in due set. In due mesi, escluse le qualificazioni per il torneo parigino, Sonny ha vinto una sola volta: a Stoccolma, contro Huesler. Un bilancio negativo come quello di Luciano Darderi, attualmente al 43, anche lui fuori a Parigi al primo turno (contro Griekspoor): delle ultime 10 partite giocate ne ha vinta una sola, seppur storica dato che si trattava dell’ultimo match di Thiem in carriera, a Vienna. Ulteriori nubi sull’autunno zoppicante degli azzurri: un insieme di campanelli d’allarme impossibili da sottovalutare.

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