Favre: "Inter, ti spiego il mio Akanji. Con lui in campo hai un computer, e a fine allenamento..."

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L'ex tecnico del Borussia: "Al City ha vinto tutto, spero lo faccia anche all'Inter. Ha voglia di arrivare sempre più in alto. Sommer? Un gran portiere, sottovalutato per via dell'altezza"

Francesco Pietrella

Giornalista

7 settembre 2025 (modifica alle 10:16) - MILANO

Lucien Favre se ne sta tranquillo e beato in una villetta sul lago di Lemano, nella sua Losanna, a sfogliare l’album dei giocatori più forti allenati in carriera. In mezzo loro, incastonato tra Marco Reus e Mario Balotelli, c’è anche Manuel Akanji, guidato per 85 partite al Borussia Dortmund tra il 2018 e il 2020. Per lui pure un doppio confronto in Champions con l’Inter di Conte, annata 2019-20. Favre gli ha stretto la mano per la prima volta a 23 anni, l’ha reso un costruttore dal basso con licenza di offendere e poi l’ha salutato con affetto cinque anni fa. "Quando ho letto del suo trasferimento all’Inter sono rimasto contento. Al City ha vinto tutto, ora spero si ripeta a Milano".

Qual è il primo ricordo che ha di lui? 

"Il suo essere stakanovista. Arrivai a Dortmund nell’estate del 2018. Akanji era sbarcato l’anno prima da Basilea, lo conoscevo già. Siamo entrambi svizzeri. Il direttore sportivo mi disse che aveva puntato su di lui per la sua visione di gioco. All’inizio, questa frase mi colpì". 

Come mai? 

"Quando si parla di un centrale difensivo, di solito i primi aspetti di cui si parla sono la marcatura, il senso dell’anticipo, le attitudini difensive. Di Manuel mi fu sottolineata subito la sua capacità di leggere situazioni offensive. Lo conoscevo, ma fin dai primi allenamenti mi stupirono la padronanza tecnica e la sue letture". 

Con Guardiola ha giocato anche a centrocampo, praticamente

"Anche con me si spingeva molto in avanti, anche se parliamo di squadre diverse. Lo facevo giocare sia come centrale puro di una linea a quattro, sia come braccetto di una difesa a tre. In alcune occasioni gli ho dato anche la fascia di capitano. È sempre stato un leader". 

La sua partita più bella?

 «Col Bayern Monaco, 2019. Finale di Supercoppa di Germania vinta 2-0. Lì marcò Lewandowski: fu impeccabile». 

Via Pavard, dentro Akanji: l’Inter ci ha guadagnato? 

"Parliamo di due campioni d’Europa con squadre di club. Il francese ha vinto anche il Mondiale da protagonista. Ma se devo sceglierne uno prendo Akanji: e quindi sì, l’Inter ci ha guadagnato. Inoltre, con lui in campo ha due armi tattiche". 

Intende dire i braccetti? Bastoni compreso.

"Sì. Ed è così che Chivu potrà fare la differenza: Bastoni e Akanji hanno piedi da centrocampisti. Manuel è un computer, poi: palla al piede sa sempre cosa fare e come servire le punte. La sua specialità è rompere la linea avversaria palla al piede e creare superiorità". 

Centrale di destra o centrale pure: dove rende meglio?

"Più che il modulo, conta l’interpretazione: è chiaro che partendo da destra avrà più possibilità di spingersi in avanti". 

Un aneddoto su di lui? 

"Dopo gli allenamenti restava sempre mezz’ora in più per provare un fondamentale: una volta i passaggi, un’altra i colpi di testa, un’altra ancora i tiri in porta o gli anticipi. Un giorno gli chiesi dove e a cosa puntasse, lui rispose col sorriso. ‘Mister, io voglio arrivare sempre più in alto’". 

Alla fine, ci è arrivato. 

"Se il City ha vinto la Champions, il merito è anche suo. È Akanji che avvia l’azione del gol di Rodri. Si sgancia, sale, vede il movimento di Bernardo Silva e lo serve nello spazio. Questo si rifà a ciò che le ho detto prima: è uno dei pochi centrali in grado di costruire il gol. Non parlo di assist, quanto di preparazione. A Dortmund, il primo anno, giocavamo a quattro: avevo Hakimi a destra e Guerreiro a sinistra. Due frecce. Quando loro si alzavano, Manuel diventava il regista".

Lei ha allenato anche Sommer al Gladbach

"Un portiere tremendamente sottovalutato per via dell’altezza. Prese il posto di ter Stegen e diventò una colonna. Se dovessi descriverlo in tre parole le direi personalità, sicurezza e istinto". 

Insomma, Akanji è un colpo da scudetto?

 "Assolutamente sì. Con lui l’Inter ha blindato la difesa".

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