Fair play Uefa, la Roma deve trovare 90 milioni: il piano per arrivarci, partendo dalle cessioni

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Questa stagione chiude un triennio decisivo per i conti giallorossi. Ecco tutti i calcoli per rispettare i parametri europei. Le altre leve? Risultati sportivi, sponsor, risparmi

Marco Iaria

Giornalista

11 settembre - 07:49 - MILANO

Il senior advisor Claudio Ranieri è stato chiaro: “Dovremo stare in regola con i conti. Vediamo come va il campionato e che percorso faremo in Europa League. Sono tutte entrate che porteranno dei valori aggiunti. Poi al limite ci sarà da vendere qualcuno, perché non possiamo permetterci di prendere il cartellino rosso. Lo scenario è questo: se benauguratamente arrivassimo in Champions, con il cartellino rosso non la potremmo disputare. Dobbiamo tenere i conti veramente a posto”. Cosa significa tutto questo per la Roma? Un’altra stagione di sacrifici economici. In fondo, è il destino di quei club reduci da pesanti deficit che devono rientrare nei parametri del fair play Uefa. La differenza, per i giallorossi, sta nell’assenza di vie di fuga. Avendo già violato le norme finanziarie, nel 2022 la Roma ha firmato un settlement agreement con Nyon, cioè un accordo transattivo che imponeva un graduale percorso di rientro e prevedeva un set di sanzioni intermedie. Il club di Friedkin ha fatto i compiti a casa. Qualche sbavatura c’è stata, tant’è vero che in questi anni sono state inflitte alcune multe. Ma nulla di grave. Adesso, però, c’è uno snodo importante. Lo scopo dell’accordo con l’Uefa consisteva nel rispetto della “football earning rule” nel monitoraggio calcolato durante la stagione 2026-27, basandosi sugli esercizi al 30 giugno 2024, 2025 e 2026. Questo vuol dire che nel triennio che si conclude alla fine di quest’annata la Roma dovrà registrare una perdita aggregata entro i 60 milioni. Come sono messi a Trigoria? 

friedkin a roma

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Prima di tutto, va sgombrato il campo da un equivoco. Il problema, qui, non è la parsimonia della proprietà, che anzi non ha mai fatto mancare il suo supporto. Nei primi 5 anni l’investimento di Friedkin è ammontato a un miliardo, compreso l’acquisto delle quote. Ma i soldi che immette l’azionista, fondamentali per la tenuta patrimoniale e la continuità aziendale, non servono ai fini della “football earning rule”. La regola-cardine del fair play si basa sul conto economico, quindi su ricavi e costi prodotti dalla società. C’è una ratio: spingere i club di calcio, come qualsiasi altra azienda, alla redditività, o quantomeno al contenimento del deficit. Rispetto al bilancio “ufficiale”, l’Uefa esclude una serie di voci, in particolare gli investimenti per il settore giovanile, le donne, le infrastrutture, i progetti sociali. Negli ultimi anni la Roma ha migliorato parecchio il risultato d’esercizio: -219 milioni nel 2021-22, -103 nel 2022-23, -81 nel 2023-24 (ultimo bilancio approvato). Ma non basta. Ora l’obiettivo è contenere il rosso entro i 60 milioni sommando le stagioni 2023-24, 2024-25 e 2025-26. Come farcela? 

calcoli roma

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Partiamo dal 2023-24: il -81, nel computo Uefa (tolte tasse e spese virtuose), diventa circa -60. Nel 2024-25 i giallorossi hanno tagliato i costi di oltre 30 milioni e generato circa 10 milioni in più di plusvalenze rispetto al 2023-24. In questo modo la perdita d’esercizio dovrebbe essersi ridotta attorno ai 30 milioni, che ai fini Uefa equivale a -10/-15. A questo punto, la Roma si è già giocata la deviazione accettabile di 60 milioni del triennio: nel 2025-26 è costretta a tendere verso il pareggio di bilancio. Servirebbe un miglioramento dei conti di una trentina di milioni rispetto alla scorsa stagione. A ciò si aggiungono alcune voci, almeno al momento: i 40 milioni di plusvalenze realizzate nel 2024-25 (in estate è stato fatto pochissimo, considerato che le cessioni principali sono state registrate a giugno), i 10 milioni di costi in più derivanti dall’ultima campagna trasferimenti e i 12 milioni di ricavi in meno per la scadenza del contratto del main sponsor Riyadh Season. Tutto considerato, fanno 90 milioni da trovare. Dovranno arrivare innanzitutto dalle cessioni: gli indiziati principali sono Koné e Ndicka. E poi dal nuovo sponsor di maglia, da risparmi di costi e dai risultati sportivi. Se la squadra di Gasperini riuscisse a fare meglio dell’anno scorso (quinta in A, ottavi in Europa League, quarti in Coppa Italia) otterrebbe un tesoretto in grado di ridurre l’apporto del player trading. I conti si faranno a giugno.

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