Nel prossimo futuro
"l'intelligenza artificiale sarà un aiuto enorme alle persone
che capiscono molto bene, per esempio gli scienziati, che la
useranno come assistente. Un assistente col quale per esempio
fare un discorso logico, la macchina arriverà a discutere
logicamente, a dare opzioni che lo scienziato magari non aveva
neanche pensato. Ma le opzioni sono libere, e sarà sempre lo
scienziato a decidere quale di queste opzioni prendere". È la
visione di Federico Faggin, fisico di fama mondiale e 'papà' del
microchip, ospite del Wmf - We Make Future in fiera a Bologna,
da circa un mese tornato stabilmente in Italia, nella sua
Vicenza, dopo una vita negli Stati Uniti.
"È sempre l'uomo - sottolinea Faggin a margine del suo
intervento dal palco - che deve prendere la decisione finale. Se
lasciamo che sia la macchina a prendere la decisione, una su tre
sarà sbagliata e potrà creare grandi disastri". I rischi
maggiori delle tecnologie di intelligenza artificiale, spiega,
"è proprio l'uso non etico dell'IA, quindi l'uso per
manipolarci, per farci andare dove vuole chi manipola il
sistema. Ed è gravissimo perché oggi quello che è l'output di
una IA non è riconoscibile come l'output di un computer. La
distinzione tra macchina e uomo non è più possibile e questo e
questo crea possibili sbandamenti che le persone che vogliono
manipolarci useranno".
Dal mainstage Faggin ha ripercorso alcune tappe salienti del
suo lavoro sui microchip, sottolineando più volte la
distinzione, sempre e comunque, tra essere umano con una
coscienza e macchina, computer, fatto "nient'altro" che di "on e
off, zero e uno", una logica binaria, seppur potentissima se
rapportata alla mole di informazioni e dati che i calcolatori
oggi sono in grado di elaborare. "Negli anni '60 - ha aggiunto a
margine - per me l'IA era la fantascienza. Non avrei mai
immaginato che nel giro di 50-60 anni saremmo riusciti a
ottenere i risultati che abbiamo ottenuto, pensavo che sarebbe
stato quasi impossibile".
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