Distorsioni, fratture e iniezioni di cortisone possono lasciare un segno permanente sulle articolazioni dei calciatori. Lo conferma un nuovo studio britannico
Daniele Particelli
25 ottobre - 17:27 - MILANO
Scatti, contrasti, salti e cambi di direzione improvvisi sono all'ordine del giorno nel calcio giocato ad alti livelli, uno sport sicuramente spettacolare ma anche estremamente usurante per il corpo dei protagonisti che fanno sognare milioni di tifosi. Anni di allenamenti intensivi, partite ravvicinate e traumi ripetuti mettono a dura prova ossa e articolazioni, lasciando spesso un’eredità dolorosa una volta appesi gli scarpini al chiodo: l'osteoartrite.
Perché l'osteoartrite è così frequente tra gli ex calciatori professionisti? A svelarlo è un nuovo studio pubblicato sulla rivista Rheumatology, condotto analizzando oltre 400 ex calciatori professionisti nel Regno Unito per capire perché questa patologia degenerativa che colpisce la cartilagine articolare sia così diffusa tra chi ha vissuto una carriera sui campi da calcio.
Il rischio nasce in campo
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Le statistiche parlano chiaro: un calciatore su quattro subisce un infortunio al piede o alla caviglia durante la sua carriera, e questi traumi sono tra le cause principali dell’osteoartrite in età matura. Lo studio condotto dall’Università di Nottingham, guidato dal professor Weiya Zhang, ha rivelato che il 73% degli ex giocatori con diagnosi di osteoartrite aveva riportato lesioni a carico di piede o caviglia, e il 75% aveva ricevuto iniezioni di corticosteroidi nel corso della carriera.
Le distorsioni delle caviglie e le fratture metatarsali, tipiche del calcio ma anche di altri sport, provocano spesso danni alla cartilagine e ai tessuti articolari che con il tempo possono evolvere in artrosi. A peggiorare la situazione, secondo gli autori dello studio, contribuirebbe anche l’uso prolungato di terapie iniettive come corticosteroidi, anestetici locali, acido ialuronico o plasma ricco di piastrine, tutti trattamenti pensati per alleviare il dolore e favorire un rapido rientro in campo, ma che possono mascherare lesioni gravi e accelerare il deterioramento articolare.
L'osteoartrite e il paradosso delle iniezioni
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Secondo i ricercatori britannici, il collegamento tra le iniezioni di cortisone e l'osteoartrite non implica necessariamente che i farmaci siano la causa diretta della malattia: spesso queste iniezioni vengono somministrate dopo un trauma e questo rende difficile stabilire una relazione causale. I dati, però, rivelano che molti calciatori affetti da osteoartrite avevano ricevuto più di quattro iniezioni nella stessa stagione, un numero superiore alle raccomandazioni mediche.
L’abuso di questi trattamenti, combinato con gli sforzi fisici intensi del calcio professionistico, può compromettere la capacità naturale dell’articolazione di rigenerarsi, rendendo il tessuto cartilagineo sempre più sottile e fragile. Col tempo, il risultato è un’articolazione rigida, dolorante e meno mobile: i sintomi tipici dell’osteoartrite. "Le nostre analisi mostrano che un infortunio significativo al piede o alla caviglia durante la carriera di un giocatore è un importante fattore di rischio modificabile per lo sviluppo di osteoartrite in età avanzata", ha spiegato Zhang.
Di fronte a questi dati, quale potrebbe essere la strategia di prevenzione più efficace? Secondo gli esperti, bisognerebbe gestire correttamente gli infortuni ed evitare l’uso eccessivo di iniezioni, pianificando con attenzione un percorso di riabilitazione che rispetti i tempi biologici della guarigione, anche se questo, a causa di calendari spesso fitti, non è sempre possibile.


