I cinque assenti hanno messo in difficoltà le rotazioni del tecnico, che dopo il Pisa ha sottolineato la mancanza di opzioni. Ma un gruppo con soli 19 giocatori di movimento è una scelta precisa presa e condivisa fin dall'estate
La riflessione, arrivata nella pancia del Meazza a notte fonda dopo l'amaro pareggio col Pisa, ha suscitato qualche perplessità. O quanto meno qualche domanda. Perché sentire Allegri affermare che "la mancanza di Rabiot e Pulisic non è il problema di questa sera, è una questione di numero di giocatori che hai a disposizione per i cambi", genera una certa sorpresa. Non tanto per le considerazioni su Rabiot e Pulisic - è ovvio che la loro assenza è un problema enorme, ma un allenatore non può fare figli e figliastri quando parla pubblicamente -, quanto per la constatazione sul numero di giocatori. Certo, cinque assenze - al di là del grado di importanza degli assenti - sono parecchie per qualsiasi squadra, ma la rosa rossonera è stata costruita secondo dimensioni volutamente strette. E' proprio il progetto del Milan '25-26 a essere stato concepito così. Una linea guida insomma, generata evidentemente dall'assenza di impegni europei. Ed è stato quindi evidente fin dall'1 settembre, giorno di chiusura del mercato, che eventuali defezioni avrebbero potuto rivelarsi problematiche o molto problematiche in base a nomi e volumi.
qualità
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Stupisce quindi la lamentela di Allegri, sia perché i piani di (ampio) sfoltimento da parte del club erano chiari fin dall'estate, sia perché il tecnico era d'accordo con il dimagrimento della rosa. Per lo meno, davanti a taccuini e telecamere. E' un po' come comprare un'auto elettrica e scoprire che va attaccata alla corrente soltanto dopo averla acquistata. Ciò di cui semmai l'allenatore potrebbe lamentarsi - ma per evidenti motivi non succederà -, è che la qualità delle seconde linee non è all'altezza dei titolari per una squadra che punta allo scudetto. L'assenza di Rabiot e Pulisic ne è la prova insindacabile. Nelle ultime due partite di campionato, ovvero dopo l'ecatombe rossonera nelle varie nazionali, il Milan si è presentato in campo con panchine clamorosamente lacunose: contro la Fiorentina c'erano solo cinque giocatori di movimento, due dei quali prelevati da Milan Futuro. E cinque giocatori di movimento (uno dalla seconda squadra) anche contro il Pisa. A essere sguarnita soprattutto la mediana, dove sono mancati tutti insieme Jashari, Rabiot e Loftus-Cheek.
ristrettezza
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Tutto questo si traduce essenzialmente in due problemi. Il primo, come detto, è la mancanza in alcune zone del campo (non in tutte) di alternative di livello. Il secondo, strettamente legato a quest'ultimo e alla ristrettezza della rosa, è che l'allenatore ricorre ai cambi col contagocce. Col Pisa due soli ingressi (Athekame, Nkunku), tre con la Fiorentina (Gimenez, De Winter, Balentien). Un Milan ridotto dagli infortuni a una gestione da calcio anni '80. Il che, si porta dietro un'altra questione non da poco. Meno cambi praticabili equivale a un minutaggio più alto per i giocatori di riferimento: il Diavolo, in questo modo, rischia di mangiarsi il vantaggio di non avere impegni europei.


