De Biasi: "L'Albania nel cuore: conosco il percorso, vedrete che sorpresa"

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L’ex ct delle Aquile: "Pedalo sempre, sarei un passista Con Bruseghin ho fatto queste strade... mi staccava"

dal nostro inviato Luca Bianchin

9 maggio - 07:37 - TIRANA (ALBANIA)

Gianni De Biasi, la prima notte in cui dormì in Albania, mise una sedia dietro la porta della stanza d’albergo. Come si dice, “fidarsi è bene…”. Capì in fretta che i pregiudizi vanno lasciati sull’aereo e diventò molto di più di un commissario tecnico: il primo allenatore a qualificare l’Albania a un grande torneo del calcio internazionale – Euro 2016 - e un ambasciatore di Tirana nel mondo. L’Albania amava lui. E lui, dopo la grande passione per il Toro, amava l’Albania. Sul profilo whatsapp aveva una frase di Madre Teresa, cresciuta in Macedonia in una famiglia albanese, e nelle interviste parlava al plurale: "Noi albanesi". GDB ieri mattina è atterrato a Tirana e in serata era alla cena di gala di apertura del Giro. Non poteva francamente mancare: il ciclismo è il suo secondo sport, quasi il primo. 

Quanti chilometri fa in bici in un anno? 

"Nel 2024 ne ho fatti 4000 ma tutti nei tre mesi estivi e quasi tutti in Sardegna. Ogni giorno, quando esco, pedalo tra i 60 e i 100 chilometri". 

Se De Biasi fosse un ciclista professionista?  "Sarebbe un passista. Una volta andavo forte anche in salita, ora meno. Da quando ho smesso di fare attività ho preso 12 chili: non ho la pancia, ma insomma…". 

Conosce il percorso di queste tre tappe? 

"Sì, nel 2013 ho fatto un giro con Marzio Bruseghin e alcuni amici, tra cui Giovanni Storti di Aldo, Giovanni e Giacomo. Eravamo una quindicina, siamo partiti dal confine greco-albanese e abbiamo risalito il Paese". 

Un piccolo Giro d’Albania. Quanto competitivo, quanto amichevole? 

"Sulla strada va sempre allo stesso modo, lo sapete: si prova a staccare gli altri". 

Momenti belli e momenti brutti? 

"Beh, con Giovanni ti diverti tantissimo. Meno con Bruseghin, che aveva appena smesso. Arrivava in cima, poi girava la bici, veniva da noi e ci diceva “non è tanto dura, dai”. E noi, che salivamo a zig zag distrutti dalla fatica, non avevamo la forza di insultarlo". 

Che Albania vedranno gli italiani in tv? 

"Un tempo era diversa, per la strada si vedevano carretti trainati dagli asini e scene da ciclismo romantico. Ricordava un po’ il Giro di Coppi e Bartali. Ora l’Albania è cresciuta tantissimo: le strade, l’aeroporto più grande, i nuovi edifici. La skyline è cambiata e, ogni volta che torno, vedo qualche novità. Poi il traffico, mamma mia che traffico c’è ora". 

Ci lascia la sua immagine preferita dell’Albania? 

"Il ritorno della nostra nazionale dall’Armenia, dopo aver conquistato la qualificazione a Euro 2016. Abbiamo trovato un fiume di persone che ci ha accompagnato dall’aeroporto in centro. Chi se lo immaginava?". 

Non ha voglia di riprovare? Dopo aver allenato l’Azerbaigian, è fermo da oltre un anno. 

"La voglia di fare è ancora tantissima. Se trovo qualcosa che mi piace, ci sono". 

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