Dall'aumento dell'età alla stretta sui lavori usuranti, come cambiano le pensioni

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Mini stretta sull'accesso alla pensione con la manovra di bilancio: il provvedimento abolisce Opzione Donna, misura che consentiva di andare in pensione anticipata calcolando l'assegno interamente con il sistema contributivo e interviene sul lavoro usurante mentre lascia intatte le regole sulle finestre e sul riscatto della laurea.

Interviene poi sull'aumento dei requisiti per l'accesso alla pensione legati all'aspettativa di vita di fatto ammorbidendoli. Invece dell'aumento di tre mesi a partire dal 2027, di fatto automatico una volta calcolata l'aspettativa di vita, è previsto l'incremento di un mese dal 2027 e di tre mesi nel complesso solo dal 2028. In pratica nel 2026 si andrà ancora in pensione di vecchiaia con 67 anni di età, oppure in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi oltre a tre mesi di finestra mobile (un anno in meno le donne). Poi dal dal 2027 i requisiti aumenteranno di un mese e dal 2028 di tre mesi.

Per Opzione donna questi sono gli ultimi giorni per usufruire della misura dato che l'anno prossimo, dopo diverse strette, questa possibilità sarà eliminata del tutto, ovviamente lasciando invariati i diritti acquisiti. Il passaggio totale al calcolo contributivo che era particolarmente svantaggioso per chi è andato in pensione nei primi anni della misura adesso lo è meno perché sono pochi gli anni che la maggior parte delle lavoratrici ha nel sistema retributivo (dal 1996 vale il contributivo pro rata per chi non aveva 18 anni di contributi al 1995 e chi li aveva ora è già in pensione). Potranno andare le lavoratrici che hanno almeno 35 anni di contributi, 61 anni di età (ridotti per le donne con figli) e sono in una situazione di disagio perché licenziate, care giver o con una invalidità superiore al 74%.

La manovra prevede poi che non si possa più utilizzare la rendita della previdenza integrativa per l'accesso alla pensione anticipata. Questo è possibile, nel caso di calcolo interamente contributivo, solo avendo raggiunto un assegno pari a tre volte l'assegno sociale (1.638 euro lordi al mese nel 2026), tre anni prima dell'età di vecchiaia (nel 2026 a 64 anni). Prima si potevano sommare gli importi della pensione principale e quelli della previdenza integrativa, da gennaio non più.

Aumenta, secondo la legge di Bilancio, anche la platea delle imprese che dovranno conferire all'Inps il Tfr dei dipendenti che decideranno di non versarlo alla previdenza integrativa.

Sarano obbligate a versarlo al fondo istituito presso l'Inps le imprese che hanno più di 40 dipendenti (e non più solo quello che ne hanno oltre 50) dovendo quindi rinunciare a tenderlo in azienda come sistema di autofinanziamento. Sarà inoltre ridotto dal 2033 il fondo per l'anticipo delle pensioni dei lavoratori impegnati in attività molto usuranti come quelli impiegati alla linea catena e quelli con turni notturni che hanno lavorato in queste condizioni almeno 7 anni negli ultimi 10 o almeno la metà della propria vita lavorativa. 
   

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