Dai dati digitali ai piani per la fragilità: così l’Italia risponde alla sfida sociosanitaria

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L’analisi

Regioni e aziende sanitarie hanno ormai chiara la necessità di costruire una sanità capace di dialogare con il sociale ma la partita si giocherà nel prossimo biennio con investimenti anche sul territorio e la piena implementazione del Pnrr

di Annamaria Di Ruscio *, Marta Rho, **

3 novembre 2025

Adobestock

L’integrazione tra sanità e sistema socio-assistenziale è uno dei nodi più complessi e urgenti del nostro Paese. L’allarme arriva dai dati della Fondazione Gimbe, che segnalano un sistema sanitario in affanno: risorse in calo, personale insufficiente e un numero crescente di cittadini costretti a rinunciare alle cure.

Un Paese in movimento

Eppure, accanto alle difficoltà, non mancano esperienze e progettualità che indicano la strada verso un modello più integrato. Sulla base della survey realizzata nel primo semestre del 2025, l’analisi di NetConsulting cube evidenzia un quadro in evoluzione. Regioni e Aziende sanitarie hanno ormai chiara la direzione da seguire: costruire una sanità capace di dialogare con il sociale, attraverso piattaforme digitali condivise e percorsi di presa in carico integrati. Ma la distanza tra visione e attuazione resta ancora ampia. Un obiettivo ancora lontano nella realizzazione, ma finalmente riconosciuto come necessario.

Il Fse 2.0 come must

Secondo l’indagine, il 90% indica come priorità lo sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, pensato per includere non solo dati sanitari ma anche informazioni di natura sociale. Un passo fondamentale per costruire un ecosistema digitale in grado di restituire una visione completa dei bisogni dei cittadini, rendendo più efficace il monitoraggio, soprattutto dei più fragili.

In questa stessa prospettiva, l’84% delle Regioni, il 44% delle Direzioni Generali e il 28% dei Chief Information Officer dichiarano di voler digitalizzare i Piani Assistenziali Individuali (PAI), integrando interventi medici e sociali all’interno di processi condivisi. Tuttavia, database realmente comuni tra le due componenti – sanitaria e sociale – sono oggi presenti solo nell’8% dei progetti digitali.

Restano dunque ampie le lacune da colmare: il livello di maturità digitale dei territori è ancora disomogeneo, le piattaforme regionali non sempre comunicano tra loro e manca uno standard nazionale per l’integrazione dei dati sociali. A ciò si aggiunge l’assenza di una cornice normativa univoca su accesso, condivisione e responsabilità nella gestione delle informazioni.

La cartella sociale, inoltre, è raramente connessa ai sistemi centrali e la sua diffusione procede a macchia di leopardo. Questa frammentazione si traduce in inefficienze e in un uso poco mirato delle risorse, con progetti e investimenti ancora troppo concentrati sull’ospedale e poco sul territorio.

La sfida del territorio

È però proprio sul territorio che Regioni e Aziende Sanitarie sanno di giocarsi la vera sfida.
Un elemento particolarmente significativo emerge guardando alle iniziative rivolte ai pazienti più vulnerabili.
Le progettualità dedicate alla gestione dei pazienti fragili – anziani, disabili, persone con patologie croniche – mostrano una crescente consapevolezza della necessità di integrare sanità e sociale, ma una capacità di attuazione ancora limitata.

Verso l’inclusione dei dati sociali

L’inLa vera novità sta però nella portata delle ambizioni progettuali per il biennio 2025–2026: quasi tutte le Regioni prevedono investimenti mirati per colmare il divario tra visione e attuazione.
Secondo NetConsulting cube, il 95% delle amministrazioni prevede entro il 2026 l’introduzione di strumenti di analisi avanzata per monitorare e ottimizzare gli interventi socio-sanitari, un ambito oggi ancora del tutto assente. Un’analoga tendenza riguarda l’estensione del Fascicolo Sanitario Elettronico ai dati sociali, attualmente implementata solo nell8% dei casi ma già programmata dal 92% delle Regioni.

La tendenza è analoga nello sviluppo di piattaforme digitali condivise tra strutture sanitarie e servizi sociali: presenti oggi nel 16% dei casi, ma previste dall’84% delle Regioni nel prossimo biennio. Un andamento simile si osserva nella digitalizzazione e gestione centralizzata dei Piani Assistenziali Individualizzati (PAI), oggi attiva solo nel 17% ma in programma nel restante 83%. Il segnale è chiaro: si punta a costruire un’infrastruttura digitale integrata, capace di rendere davvero coordinata la presa in carico del cittadino.

A completare il quadro, il 72% delle Regioni punta su portali e app dedicate ai caregiver, strumenti destinati a rafforzare il collegamento tra famiglie, operatori e professionisti, favorendo una maggiore continuità assistenziale

INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA

Integrazione tra il servizio sanitario e l’assistenza sociale per gestire pazienti fragili o persone con patologie croniche. Valori in %

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Digitalizzare i percorsi di cura

Un andamento simile emerge anche nei progetti di personalizzazione dei percorsi di cura, che combinano risorse mediche e sociali per migliorare la presa in carico dei pazienti più fragili.

Anche in questo caso l’attuazione, per ora, resta limitata, ma il potenziale di trasformazione è evidente.

Solo l’1% dispone oggi di sistemi di business intelligence per l’analisi congiunta dei dati sanitari e sociali, ma l’88% ne prevede l’attivazione entro il 2026: un segnale di chiara volontà di passare da una gestione reattiva a una capacità predittiva e di programmazione.

Gli strumenti digitali per la progettazione e il monitoraggio di percorsi personalizzati, che rappresentano la chiave per un approccio realmente integrato, sono attivi nell’8% dei casi ma in sviluppo nel 92%.

Parallelamente cresce l’impegno per la creazione di database condivisi per mappare in modo sistematico le risorse sanitarie e sociali disponibili: un’infrastruttura oggi attiva solo nel 2% dei casi, ma in fase di progettazione nel 90% delle Regioni.

L’AI in campo

Analogamente, cresce l’interesse per soluzioni basate su intelligenza artificiale e modelli predittivi per la pianificazione e la personalizzazione degli interventi: oggi presenti nell’8% dei casi, ma previste nel 72% entro due anni.

PERCORSI CON RISORSE MEDICO-SOCIALI INTEGRATE

Progetti di personalizzazione con la creazione di percorsi specifici che combinano risorse mediche e sociali. Valori in %

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Percentuali altissime, che testimoniano un fermento progettuale senza precedenti. Ma la domanda resta: la sanità italiana saprà trasformare questi progetti in un vero modello di integrazione con il sociale?

Dal punto di vista della spesa in Information Technology, le stime di NetConsulting cube mostrano segnali incoraggianti, che indicano una possibile evoluzione positiva nei prossimi anni.

Dove si investe

La parte più consistente degli investimenti, attuali e stimati, continua ad essere quella dei sistemi clinici e ospedalieri, che assorbono la quota maggiore della spesa: da 702 milioni nel 2022 a quasi 1 miliardo stimato entro la fine del 2025. Nel 2024 questa voce rappresenta il 45% del totale, con un valore di 892 milioni. Si tratta di un trend fisiologico destinato a mantenersi stabile nei prossimi anni con tassi di crescita costanti e che riflette esigenza di modernizzare le infrastrutture cose, digitalizzare i flussi clinici e garantire la piena integrazione con i sistemi regionali e nazionali.

I sistemi amministrativo-contabili, direzionali e delle risorse umane incidono invece per il 21% del totale e hanno raggiunto nel 2024 un valore di 407 milioni (+3,5%). La crescita di questo settore è ormai matura, non si prevedono incrementi significativi nei prossimi anni.

Accanto a queste componenti “core”, emergono dinamiche di crescita più interessanti sul piano strategico. Gli applicativi socio-assistenziali e territoriali, pur partendo da valori più contenuti, crescono del 41% tra il 2022 e il 2025 (da 82 a 116 milioni), segnalando una crescente attenzione verso la dimensione territoriale della cura e la gestione integrata dei pazienti fragili.

Il fattore Pnrr

Ancora più marcato è l’incremento del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e della telemedicina, sostenuti in gran parte dai finanziamenti del Pnrr. Il FSE passa da 123,9 milioni nel 2022 a 181 milioni stimati per il 2025 (+46%), mentre la telemedicina quasi raddoppia nello stesso periodo (+116%, da 69 a oltre 150 milioni). Nel solo 2024, la spesa IT per la telemedicina ha raggiunto i 129 milioni di euro (+17,6%), con una crescita prevista del 16% nel 2025 e del 13,8% nel 2026. Nei prossimi anni, per il FSE, è invece atteso un rallentamento fisiologico, a fronte delle risorse già investite.

Un’ulteriore area in espansione è quella dei sistemi di accoglienza (prenotazioni, anagrafiche, front office digitali), stimati a passare da 189 milioni nel 2022 a 240 milioni nel 2025. Un segnale del costante e progressivo investimento sulla user experience del cittadino e sull’accesso ai servizi di prossimità.

Ambito socio-assistenziale, FSE, telemedicina e accoglienza rappresentano i pilastri tecnologici dell’integrazione tra sanità e sociale, condizione necessaria per un sistema davvero connesso, equo e sostenibile.

Uno sguardo al futuro

Con il Pnrr ormai prossimo all’esaurimento, l’Italia dovrà individuare nuove leve finanziarie e organizzative per dare continuità agli investimenti e trasformarli in risultati strutturali.

Le priorità restano chiare: rafforzare i modelli territoriali, garantire l’integrazione tra sanità e sociale anche sul piano dei dati e promuovere una nuova cultura dell’innovazione. La vera sfida sarà tradurre la logica del progetto in una politica di sistema, capace di connettere risorse, competenze e governance. Fermarsi ora significherebbe disperdere tutto il lavoro sin qui svolto e trasformarlo in solo debito.

Di questi temi – e di come costruire la prossima fase della sanità digitale italiana – si parlerà alla Digital Health Conference (DHC), luogo di confronto tra istituzioni, imprese e professionisti del settore in programma il prossimo 5 e 6 Novembre, organizzato da GGallery e NetConsulting cube.

* NetConsulting cube

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