Tecniche di allenamento, tempi di recupero, moderne tecnologie: l'esperto spiega perché oggi si gioca più a lungo
Sabrina Commis
18 ottobre - 12:03 - MILANO
Da alcuni anni, la carriera dei calciatori si è allungata, non solo in senso assoluto, ma anche per quanto riguarda la permanenza in club professionistici di primo livello. Non solo stelle come Messi, Cristiano Ronaldo, Modric, vincitori di trofei e trascinatori nei loro team e nazionali anche a un’età anagrafica "avanzata". La lista dei calciatori agonisticamente longevi è sempre più ampia. Dzeko, Pedro, Sanchez, Pavoletti, Acerbi, sono solo alcuni dei nomi più noti attualmente militanti nei club di serie A. Ne parliamo con il dottor Giacomo Lucenteforte, fisiatra di Isokinetic Milano.
Calciatori longevi: l'equilibrio tra salute e prestazione
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Se fino ad alcuni anni fa i più maturi anagraficamente giocavano spesso in ruoli in cui le qualità tecniche e tattiche permettevano di sopperire a quelle fisiche, progressivamente meno brillanti, il panorama attuale ci mostra calciatori di diversi ruoli, spesso attaccanti. "Probabilmente la risposta sta nel considerare i cambiamenti degli ultimi anni, relativamente a ciò che incide sulla salute e sulle prestazioni. Nonostante i dati allarmanti sull’incremento dell’incidenza degli infortuni nel calcio, anche in relazione all’aumento dell’esposizione al rischio di infortuni (si gioca di più e si recupera meno), il miglioramento della gestione del calciatore, inteso innanzitutto come atleta, ha avuto un impatto positivo sul mantenimento di un buon equilibrio tra salute e prestazione" precisa l'esperto.
Football medicine e approccio scientifico
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Le innovazioni nella football medicine sono costanti e si sviluppano a più livelli. "I club sono sempre più orientati a un approccio scientifico di tutti gli aspetti che riguardano il benessere del calciatore, la prevenzione e, quando necessario, la gestione del percorso di recupero da un infortunio". Il dottor Lucenteforte elenca:
- l’utilizzo di stime oggettive, come ad esempio quelle che si eseguono in pre-season, attraverso test per la valutazione delle condizioni metaboliche, di forza e qualità del movimento;
- il monitoraggio dei parametri chiave del lavoro che si svolge durante la stagione, attraverso strumenti come il GPS;
- il costante supporto da parte degli staff medici;
- l’attenzione verso gli aspetti nutrizionali e le abitudini di vita dell’atleta;
- lo sviluppo di tecniche chirurgiche sempre più avanzate e personalizzate da parte degli ortopedici nel trattamento di alcuni infortuni;
- il perfezionamento delle competenze dei esperti che si occupano della riabilitazione.
"Questi sono tutti elementi fondamentali per creare il collegamento tra scienza e sport. Ciò porta benefici a 360 gradi nell’ambito della carriera, traducendosi spesso anche in un importante prolungamento dell’attività ad alti livelli" conclude lo specialista.