Un ultimo appello a rivedere la riforma della Corte dei Conti è arrivato dai giudici contabili, a cinque giorni dall'esame dell'aula del Senato, convocata il 27 dicembre per dare il via libera definitivo al testo. Il presidente dell'Associazione magistrati della Corte dei Conti, Donato Centrone, ha chiesto in una conferenza stampa di evitare l'approvazione, tra Natale e Capodanno, di "una riforma frettolosa e priva di una visione sistemica, che rischia di ridimensionare in modo significativo il ruolo della magistratura contabile e di alterare gli equilibri costituzionali posti a tutela della legalità, della finanza pubblica e del corretto utilizzo delle risorse pubbliche, incluse quelle del Pnrr".
Centrone ha chiesto al governo di aprire una nuova fase di confronto coinvolgendo la Corte dei Conti e l'associazione nella scrittura dei decreti delegati a cui sono demandate molte questioni. Due sarebbero i rischi principali del testo, secondo i magistrati: "un'eccessiva deresponsabilizzazione dei dipendenti pubblici" e un'invasione di atti da sottoporre a controllo preventivo, che ingolferebbero l'attività delle sezioni. Oggi vengono esaminati 30.000 atti all'anno da circa 50 magistrati; ora il numero dei provvedimenti potrebbe anche "raddoppiare" per effetto della norma che consente a tutti gli 8.000 enti locali di inviare alla Corte gli atti attuativi del Pnrr.
Il punto più contestato della riforma, per l'Associazione, è il limite posto alla responsabilità di amministratori e funzionari, che non potranno essere chiamati a risarcimenti superiori al 30% del danno prodotto e, comunque, a due anni di stipendio, pur in presenza di sprechi o malversazioni di denaro pubblico. "A pagare così saranno i cittadini, sui quali peserà il 70% del danno", afferma l'associazione. La "lieve sanzione" rischierebbe inoltre di demotivare e lasciare soli gli amministratori e i dirigenti capaci.
Dopo la bocciatura da parte della Corte della delibera sul ponte sullo Stretto, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva definito questa riforma e quella della magistratura "la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza". Secondo il deputato di Avs, Angelo Bonelli, "è una vendetta della maggioranza contro la Corte dei conti" e "con il silenzio-assenso dopo 30 giorni si introduce una legalità a tempo: se il controllo non arriva, tutto passa. Appalti e atti da almeno 100 miliardi di euro tra PNRR e fondi europei rischiano di sfuggire a ogni vero controllo".
"Il Senato rifletta adeguatamente se e quando approvare questa riforma", ha dichiarato Centrone, che ha illustrato gli emendamenti chirurgici proposti. Secondo Centrone, c'è ancora tempo per intervenire con una mini-proroga "last minute" allo scudo erariale per il Pnrr, che scade il 31 dicembre, guadagnando così un po' di tempo per correggere la riforma con piccole modifiche. In particolare, al posto del doppio tetto al risarcimento, viene proposto un meccanismo premiale per chi, invece di affrontare il giudizio, definisce la questione in maniera anticipata in fase preprocessuale o di giudizio abbreviato, secondo parametri predeterminati e con obbligo di motivazione da parte del giudice. E viene ribadito il no a meccanismi di silenzio assenso: "siamo una magistratura, le norme non possono assimilarci a un'amministrazione. Se si vuole garantire la funzione consultiva quale ausilio alle amministrazioni, le sezioni devono essere in grado di affrontare espressamente il problema e l'effetto esimente si può formare solo laddove vi sia un parere espresso, così come è per il controllo preventivo".
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