In merito agli "indubbi vuoti di
tutela penale che derivano dall'abolizione del reato" di abuso
d''ufficio, si tratta di una "questione che investe
esclusivamente la responsabilità politica del legislatore, non
giustiziabile innanzi a questa Corte al metro dei parametri
costituzionali e internazionali esaminati". Lo ha stabilito la
Consulta nelle motivazioni della sentenza depositata oggi, sulla
quale si era pronunciata già lo scorso 8 maggio, stabilendo che
l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio non è
incostituzionale.
Per la Corte costituzionale, l'abrogazione del reato di abuso di
ufficio da parte del legislatore italiano non contrasta con la
Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (la
cosiddetta Convenzione di Mérida). Dopo aver esaminato tutte le
norme della Convenzione invocate dai giudici rimettenti, i
giudici della Consulta hanno infatti escluso che da esse possa
ricavarsi un obbligo di prevedere come reato le condotte di
abuso di ufficio, reato che peraltro non è uniformemente
presente in tutti gli ordinamenti penali degli Stati firmatari.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA