Di fronte ad "una manovra a saldo zero" Confindustria ribadisce "la necessità di dotare l'Italia di un piano industriale straordinario" con "tre direttrici di intervento: investimenti, competitività e contesto attrattivo".
In audizione sulla legge di bilancio lo indica il dg Maurizio Tarquini che sottolinea "due vere urgenze complementari alla manovra": la rimodulazione del Pnrr come "occasione per assicurare quel sostegno alle imprese di almeno 8 miliardi l'anno, per un triennio" che per Confindustria è "l'obiettivo minimo"; e "ridurre il prezzo dell'energia" con "misure immediate che non incidano sui saldi di bilancio" e "richiedono unicamente la volontà di agire". Un terzo punto: fare "le riforme a costo zero".
"Senza crescita non potremo garantire i livelli di welfare attuali" avverte Confindustria. Tarquini avverte. "Non dobbiamo, né possiamo, rassegnarci alla sindrome dello 'zerovirgola'. Se l'Italia non cresce, il problema non è solo delle imprese, ma collettivo. Ne va, infatti, della capacità del Paese di costruire un futuro all'altezza del presente, fatto di conquiste che troppo spesso diamo per scontate e che, invece, non lo sono". "Desideriamo ribadirlo", dice il dg di via dell'Astronomia di fronte alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato: "Senza crescita, cioè senza le imprese che la fanno, non saremo più in grado di assicurare i livelli di protezione sociale di cui oggi beneficiamo. Significa meno istruzione, sanità, previdenza, assistenza ai più deboli, solo per citare alcuni esempi. E il fatto che le imprese rimangano o vengano qui in Italia, a investire e a scommettere su quel futuro, è un altro dato che non possiamo, né dobbiamo, dare per scontato". "Dipende dalle nostre scelte", sottolineano gli industriali: "Almeno su alcune, auspichiamo vi sia la più ampia convergenza delle forze politiche, senza i condizionamenti legati alla ricerca del consenso elettorale. La stabilità dei conti è una 'scelta azzeccata', ma deve essere accompagnata da un investimento significativo e stabile nel tempo sulle imprese e sulla loro capacità di competere. Per questo, chiediamo scelte coerenti su almeno tre capitoli complementari alla Manovra: la rimodulazione del Pnrr; misure per ridurre il costo dell'energia; Le riforme a costo zero. Dopo un anno, delle 80 proposte di Confindustria, quelle approvate sono 9 e altre 8 sono in dirittura d'arrivo. Siamo consapevoli degli ostacoli cui le politiche di semplificazione vanno incontro, ma incoraggiamo Parlamento, Governo e Regioni a fare di più. Vogliamo un'Italia più semplice, cioè un luogo dove chi rischia può fare affidamento su regole non ostili e stabili nel tempo".
Confindustria rileva "misure fiscali penalizzanti e incerte" indicando che "la manovra - e non è una novità di quest'anno - presenta anche alcune criticità inattese. Si tratta di interventi che minano l'affidamento dei contribuenti, la certezza del diritto e l'impatto positivo delle misure a sostegno degli investimenti". Il direttore generale Maurizio Tarquini lo indica in audizione sulla legge di bilancio di fronte alle Commissioni bilancio di Camera e Senato. "Tra le critiche relative alle nuove misure fiscali: 'inasprimento della tassazione dei dividendi infragruppo (l'introduzione di una tassazione piena al 24%, in presenza di partecipazioni inferiori al 10%, invece dell'1,2% effettivo attuale). Una disciplina dirompente anche rispetto a quello che accade oltre confine, dove si adottano analoghi sistemi di esenzione, e che cambierà radicalmente l'assetto proprietario dei gruppi italiani, penalizzando la nostra capacità di mantenere e attrarre capitali". Poi, "il divieto, dal 1° luglio 2026, di utilizzare crediti d'imposta agevolativi sul modello F24 per compensare i debiti per contributi previdenziali Inps e per premi assicurativi Inail. Una misura molto impattante, soprattutto per imprese con un elevato numero di dipendenti, che effettuano molti versamenti contributivi, e con un livello di redditività basso, per effetto di importanti investimenti o di perdite. Il rischio è che il blocco delle compensazioni congeli risorse liquide e riduca la capacità operativa delle imprese. Il nuovo divieto limiterà, di fatto, la possibilità di utilizzare strumenti ormai centrali nelle politiche di investimento delle imprese, come i crediti di imposta Zes, 4.0. 5.0, R&S. Si tratta, peraltro, di un intervento con effetti retroattivi. Chiediamo, quindi, una complessiva rivalutazione dell'intervento".
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