"Ci sono gli stadi, ma gli ospedali?": il Marocco e la rivolta intorno al pallone

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Un moto di protesta che ha portato oltre 300 feriti e 3 morti. Un progetto da 5 miliardi di euro. Un'occasione arrivata in contropiede. Un caso di malasanità che ha fatto esplodere un paese. Un movimento nato su Discord e arrivato in piazza. Una generazione d'oro che prende posizione.

Giulio Di Feo

Giornalista

12 ottobre 2025 (modifica alle 14:15) - MILANO

Gli eroi in questa vicenda ci sono, però, come nei fumetti, arrivano dopo. Prima ci sono progetti faraonici, soldi, servizi, scontri generazionali e politici in piazza e, purtroppo, sangue. E il pallone, che gioca un ruolo cruciale. Il Marocco nelle ultime settimane è devastato da incidenti con un bilancio sanguinoso: oltre 80 atti vandalici e 500 veicoli tra pubblici e privati danneggiati, 400 arresti, oltre 300 feriti tra manifestanti e forze dell'ordine e persino tre morti durante uno scontro ad Agadir. Perché si protesta? La goccia che ha fatto traboccare il vaso dell'indignazione popolare è stata, sempre ad Agadir, la morte in ospedale di otto donne nel giro di una settimana ricoverate per effettuare dei semplici parti cesarei: un caso di malasanità clamoroso per un paese che vanta soltanto 7,4 medici impegnati nella salute pubblica per ogni 10.000 abitanti (in aree come quella di Agadir addirittura 4,4, fonte World Health Organization). Ma non solo: si lamenta la presenza di poche scuole nelle aree rurali, di strutture sanitarie in condizioni deficitarie, di fondi che latitano per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto del 2023, di una disoccupazione giovanile che raggiunge tassi del 36%, di un Marocco insomma che non funziona come dovrebbe. Chi protesta? Il collettivo autonomo a cui fanno capo i moti di piazza si chiama "GenZ212", dove 212 è il prefisso internazionale del paese e Gen Z è appunto la fascia di età che non ci sta più a tenersi tutto dentro. Qual è lo slogan della protesta? "Ci sono gli stadi, ma dove sono gli ospedali?". Ecco, qui comincia a rotolare il pallone.

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