Chi è Pintus, il re dei muscoli che la Juve rivuole. E che un giorno fu chiamato persino dalla Nasa

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Ha girato tutte le big, ha vinto una trentina di trofei tra cui 5 Champions, ha reso i corpi dei campioni delle macchina da calcio: chi è il Pallone d'oro dei preparatori che iniziò con il judo

Furio Zara

Collaboratore

16 maggio - 15:47 - MILANO

Il teorico della fatica come necessaria condizione per raggiungere qualsiasi traguardo arriva da Settimo Torinese e di quel luogo porta in dote la disciplina, il rigore, la consapevolezza che la ricompensa per i sacrifici fatti dura un attimo, come la gloria. Antonino Pintus potrebbe arrivare alla Juve. Lui, di Settimo Torinese, cintura urbana di Torino, bacino di operai con vista Fiat - veneti, siciliani, sardi come lo è lui d’origine - borgo di campagna che in pochi anni, nel decennio dei Sessanta, ha vissuto un’accelerata demografica senza eguali nel triangolo industriale del Nord Italia, è l’inizio della storia di uno dei migliori preparatori atletici oggi al mondo, un uomo di 63 anni - li compie a settembre - che ovunque è andato in Italia e in Europa ha fatto la fortuna dei giocatori e degli allenatori con cui ha lavorato, raccogliendo coppe - ormai sono una trentina, comprese cinque Champions League (una con Lippi, due con Zidane e due con Ancelotti) - come anzi più di un top player. Se ci fosse un premio alla stregua del Pallone d’Oro per i preparatori atletici, Antonio Pintus ne avrebbe fatto collezione. 

dalla nasa

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Un anno fa fece scalpore la notizia che era stato contattato dalla Nasa, l’agenzia governativa americana che si occupa del programma spaziale e della ricerca aerospaziale. Il quartiere generale è a Washington e nei film li si vede - ingegneri, matematici, informatici e fisici in maniche di camicia e la classica tazza di caffè bollente a portata di mano - incollati con lo sguardo al computer mentre definiscono le missioni spaziali che poi altri - gli astronauti - andranno a compiere. Quelli della Nasa lo volevano per confrontarsi sulle applicazioni dei suoi metodi per la preparazione atletica - per l’appunto - degli astronauti. Uomini normali che fanno cose da supereroi, un po’ come succede per quei calciatori - dal Cristiano Ronaldo tirato a lucido come non mai, al Lukaku riacceso fino al Modric rigenerato - che hanno avuto la fortuna di vedersi gestiti i muscoli da Pintus. Sposato con Hafiza, tre figli, Rachele e i gemelli Vittorio e Leonardo, cifra esistenziale una ritrosia tutta torinese, fondista per passione (ancora oggi corre le mezze maratone), l’atletica leggera come chiodo fisso negli anni della gioventù spesa a inseguire la prima (Isef) delle quattro lauree (la seconda in Scienze Motorie all’Università Claude-Bernard di Lione), una naturale attitudine all’empatia.

Real Madrid's French forward #09 Kylian Mbappe and teammates warm up with assistant coach Antonio Pintus prior the Spanish league football match between Real Real Madrid CF and Real Betis at the Santiago Bernabeu stadium in Madrid on September 1, 2024. (Photo by Thomas COEX / AFP)

Il rapporto con i giocatori

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Pintus non gioca a fare l’amico dei calciatori, lo è. Non ha smanie da protagonista, lavora perché i suoi calciatori lo siano. Conosce il segreto dei muscoli, governa come pochi l’arte della gestione atletica. Al Real Madrid si è avvalso di una “squadra” nella squadra, cioè di altri tre preparatori, ognuno con competenze specifiche. A ventiquattro anni Pintus era già il preparatore atletico della squadra del Settimo, categoria dilettanti e una pattuglia di trentenni cui dover dare regole chiare. Le dinamiche di gruppo le ha imparate là. A ventotto si è misurato con la società Akiyama di Judo e dopo un anno di attività - siamo al 1991 - è entrato a far parte dello staff dei preparatori della Juventus. Era la squadra di Trapattoni, diventata poi di Lippi nel decennio più vincente della sua storia recente. Pintus ha cominciato a mettere in bacheca trofei proprio nella Juventus degli anni 90, con Lippi e Ventrone, ha lavorato al Chelsea - fu Vialli a volerlo - è passato per Udine e Palermo e Sunderland, è andato a Monaco perché a pretendere che ci andasse è stato il suo ex “studente” Deschamps, che poi lo volle anche all’Olympique Marsiglia. Ha fatto esperienza in Inghilterra con Zola al West Ham, trampolino di lancio per il triennio d’oro vissuto con l’amico Zidane al Real, è stato decisivo nell’affiancare Conte nell’anno dello scudetto all’Inter (2021) quindi è tornato a Madrid per vincere ancora, stavolta con Ancelotti.

 Lucas Vazquez of Real Madrid CF interacts with Antonio Pintus, Conditioning Coach of Real Madrid CF prior to the LaLiga Santander match between Rayo Vallecano and Real Madrid CF at Campo de Futbol de Vallecas on November 07, 2022 in Madrid, Spain. (Photo by Angel Martinez/Getty Images)

alle origini

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Nella traccia del suo percorso è riconoscibile una certa “juventinità” di fondo, poiché i molti allievi che ha avuto nel decennio degli anni 90 - Conte e Vialli, Deschamps e Zidane - prima o poi lo hanno voluto al loro fianco. Se Florentino Perez con Pintus ha un rapporto speciale (l’ha sempre considerato decisivo nei successi dei “Blancos” e lo vorrebbe coordinatore della preparazione atletica di tutte le squadre del club), Luka Modric in questi anni ha parlato di “Metodo Pintus”, Jude Bellingham lo affettuosamente ha definito “El Diablo”, perché “durante le sessioni di allenamento mi massacrava”. Con i giocatori, Pintus crea quella confidenza che un allenatore - chiamato a fare scelte divisive - non può e non deve avere. Li indirizza, ne coglie le paure, ne indovina i margini di miglioramento. Ha raccontato di aver dato a Cristiano Ronaldo questo piccolo-grande consiglio: “Quando devi sprintare non guardare in alto, ma in basso. Così spingi di più con gli arti inferiori. Esattamente come fanno gli sprinter dell’atletica quando sono ai blocchi di partenza”. E’ questa la sua forza: aprire un orizzonte, offrire al calciatore una possibilità che non aveva previsto, correggerlo anche quando - è il caso di Cristiano - potrebbe farsi forte dello status di campione. Nel definire il suo campo d’azione, Pintus più volte ha ripetuto: “Lavorare con la palla è ovviamente importante, ma lo sono anche prevenzione, preparazione e reazione”. Lo studio incessante della materia, la capacità di impreziosire il suo lavoro con scienza e tecnologia, l’entusiasmo con cui accompagna ogni allenamento: Antonio Pintus è un fattore, di quelli che spostano gli equilibri in gioco.

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