Champions league: processo all'Inter, tutti sotto accusa

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Dovevano vincere tutto ma alla fine il bilancio è zero titoli. E scatta il processo all'Inter.

A Parigi si festeggia fra le macerie di una notte di follia mentre a Milano c'è da ricostruire sulle macerie di una squadra azzerata e umiliata, sconfitta in maniera imprevedibile con un passivo pesante e senza precedenti.

L'Inter di Simone Inzaghi si risveglia tramortita e fragile dopo la finale di Monaco e la resa incondizionata al Paris Saint Germain di Luis Enrique. Sembrava essere l'anno giusto per portare a casa il trofeo dopo lo smacco di Istanbul ma alla fine niente coppa e neanche scudetto. E finiscono tutti sotto accusa


L'Inter non mette a fuoco la partita e sin dal primo minuto si vedono fatica e sofferenza di fronte al pressing alto, aggressivo e soffocante del PSG: i nerazzurri perdono lucidità, non riescono a reagire, restano statici e passivi. I francesi sono disciplinati, attenti, concentrati, i nerazzurri non trovano la cattiveria e non riescono a inventare niente per contrastare gli avversari. Impietose le statistiche: il Psg tira 23 volte contro le otto dell'Inter, completa 488 passaggi contro i 298 dell'Inter, tre le occasioni da rete per i parigini, zero per i nerazzurri.
 

Un'Inter stanca, logorata dai troppi impegni e dai tanti infortuni che hanno imposto recuperi forzati, mentalmente vuota, forse con l'illusione di avere la strada spianata dopo il Barcellona e di immaginare il Psg ancora come un giocattolo costoso ma comunque difettato. Una serata completamente negativa non cancella una stagione intera, e' la difesa di Marotta, che come attenuanti evoca le fatiche di 59 partite nelle gambe, piu' che il divario di budget tra calcio italiano e grandi club stranieri.

 In campo si è visto il divario di età: 30 anni e 242 giorni gli interisti e 24 anni e 110 giorni per i parigini. Un divario che si traduce in velocità, approccio, determinazione, inventiva come ha dimostrato il fuoriclasse emergente Désirée Doué, 19 anni, considerato il nuovo Neymar. Al suo fianco nel tridente Ousman Dembelé probabilmente prossimo pallone d'oro e Kvaratskhelia. Tanta qualità a centrocampo con Vitinha, giocatore di grande intelligenza tattica, ispiratore e faro.

 In panchina, Simone Inzaghi fa il suo ma forse gli manca quel carisma utile a imporsi in campo anche quando si ha meno tecnica e qualità. Alla fine, solo in questa ultima stagione, si è fatto sfuggire lo scudetto, nel 2023 ha perso la finale di Istanbul anche se con maggiore dignità. Luis Enrique ha mostrato coraggio e determinazione, rinunciando all'ingombrante Mbappé e costruendo una vera squadra. E' stato anche capace di 'reinventare' Dembelé fidandosi del proprio intuito. All'Inter, Mourinho aveva capito come ottenere il massimo dai suoi giocatori, rivitalizzando anche quanti venivano dati per finiti.
    Milito ad esempio, protagonista indiscusso del Triplete 2010. Oggi, dopo Monaco, l'impressione è che un ciclo per l' Inter si sia chiuso. Un'impressione probabilmente non trascurata neanche da Inzaghi al crocevia decisivo tra restare a Milano o tentare una nuova avventura.
   

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