"Il commercio sta sprofondando,
travolto da una crisi industriale che dura da ventotto mesi e da
una perdita di potere d'acquisto che ha svuotato portafogli e
carrelli della spesa", avvrtono il segretario confederale della
Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Filcams Cgil,
Fabrizio Russo: "La verità è semplice e scomoda: la crisi
industriale è diventata crisi sociale e sta colpendo duramente
anche il settore del commercio, della distribuzione e dei
servizi. E il Governo è occupato a cantare vittoria, a cercare
nuovi slogan, a parlare di 'fiducia', 'resilienza', 'rimbalzo'.
Rimbalzo sì, ma verso il basso".
I due dirigenti sindacali sottolineano, con una nota, che "a
pagarne il conto sono gli oltre 30mila lavoratrici e lavoratori
del commercio: Coin, Carrefour, Conbipel, Original Marines,
Logitech/Teknoservice, e altri ancora. Donne, in gran parte,
impiegate in un settore già fragile, caratterizzato da realtà
frammentate e part time involontario, che non può assorbire
nuovi esuberi e che non riceve alcuna attenzione dalle
Istituzioni".
"Quello del commercio - aggiungono - è uno dei comparti
principali su cui si basa l'economia del nostro Paese, basti
pensare che da solo rappresenta milioni di posti di lavoro,
soprattutto di donne e giovani, che troppo spesso lavorano in
condizioni di fragilità e invisibilità. Il Governo finge di non
vedere, ma il disagio cresce. Le crisi aziendali si moltiplicano
e la risposta istituzionale è il nulla". Servono "specifiche
politiche di settore e misure concrete contro la precarietà, il
lavoro povero. Il lavoro nel commercio, e nel terziario tutto,
ha bisogno di progettualità a medio lungo termine e investimenti
mirati, che portino a sviluppo concreto, tutele e rispetto per i
milioni di occupati"; ed "occorrono politiche industriali serie,
investimenti in innovazione, un piano straordinario per il
lavoro, un sostegno reale ai salari e un rafforzamento del
welfare. Non bastano bonus spot e conferenze stampa
autocelebrative".
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