Cecchinato: "Battevo Djokovic, ora faccio i challenger in Ruanda. Se avessi avuto un super coach..."

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Italy's Marco Cecchinato (L) embraces as he celebrates after victory over Serbia's Novak Djokovic in their men's singles quarter-final match on day ten of The Roland Garros 2018 French Open tennis tournament in Paris on June 5, 2018.
World number 72 Marco Cecchinato became the first Italian man in 40 years to reach a Grand Slam semi-final with a breathtaking 6-3, 7-6 (7/4), 1-6, 7-6 (13/11) epic victory over 12-time major winner Novak Djokovic.

 / AFP PHOTO / Eric FEFERBERG

intervista

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Il tennista siciliano oggi n. 362 del ranking: "Voglio fare di nuovo le qualificazioni per gli Slam, se a fine anno non sarò salito abbastanza mi ritirerò. Mi ha penalizzato dal carattere ma non ho mai finto"

G.B. Olivero

19 aprile - 11:15 - MILANO

C’è un filo apparentemente sottile ma in realtà molto robusto a legare il fascino del Roland Garros a un polveroso campo in Ruanda. È il filo della passione, del sogno da inseguire sempre e comunque, della sfida con gli altri e soprattutto con se stessi. È il filo di Marco Cecchinato, che nel 2018 arrivando in semifinale nello Slam parigino dopo aver battuto Djokovic lanciò al tennis italiano un messaggio molto chiaro: si può fare. Tra febbraio e marzo "Ceck" ha giocato due Challenger in Ruanda. Dal campo su terra battuta più prestigioso del mondo a un circolo periferico. La magia del tennis, in fondo, è questa qui: puoi vincere o perdere, godere o imprecare, ma il gusto di fare fatica non te lo togli più. E sempre lì torni: in quel rettangolo con la rete in mezzo, a cercare un perché, a rifiutare l’idea che non ci sia più, a ritrovare te stesso, tra un dritto, una palla corta e il ricordo del bambino che eri e non sei più, ma che continua a correre. Dentro di te. Insieme a te.

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